Non si arresta l’ondata di violenza che ha investito il Burkina Faso da ormai quattro anni. Ieri, al confine con il Togo, nel sud-est del Paese, un gruppo di uomini armati ha ucciso quattro agenti della dogana e un sacerdote spagnolo, il salesiano Antonio César Fernández.
Pedro Sanchez, primo ministro spagnolo, ha confermato la morte del settantaduenne salesiano e ha espresso il suo cordoglio alla famiglia della vittima e a tutte le altre uccise insieme a lui ieri. Ha inoltre detto di essere riconoscente a tutti i volontari e cooperanti che rischiano ogni giorno la loro vita nelle zone di conflitto.
Come scrive www.africa-express.info, il padre viveva e lavorava in Africa dal 1982. Attualmente era in servizio a Ougadougou, la capitale del Burkina Faso. E’ stato brutalmente ammazzato mentre tornava da riunione a Lomé, in Togo. Era in compagnia di un altro sacerdote e il suo autista, entrambi africani. Una fonte delle forze di sicurezza burkinabé ha fatto sapere che all’attacco avrebbero partecipato una ventina di jihadisti.
Il consiglio comunale di Pozoblanco ha decretato due giorni di lutto per la morte del missionario che per per quaranta anni ha svolto il suo lavoro religioso e umanitario. Il Concistoro ha deciso che le bandiere del comune saluteranno a mezz’asta.
Bergoglio invece non ha detto una parola sul brutale omicidio, ma si è fatto il selfie con la spilletta “apriamo i porti”