Mattia Gangi per www.cataniatoday.it
Prima una rissa all’interno del Cara di Mineo, quindi la ‘fuga’ verso Napoli e l’intenzione di sconfinare in Francia e poi andare in Germania. Un pericolo concreto, quello di sfuggire alla giustizia, che ha portato i pubblici ministeri Andrea Bonomo e Michela Maresca della Dda di Catania a disporre il fermo dei 19 nigeriani che compongono, secondo le accuse della procura, la cupola di una vera e propria ‘mafia nera’. Un’organizzazione che avrebbe fatto base all’interno del centro di accoglienza del calatino – oggi in fase di smantellamento – capace di organizzare un fitto traffico di stupefacenti, riti di affiliazioni sanguinari e persino violenze sessuali nei confronti dei propri connazionali. E, soprattutto, pronta a trovare rifugio in altri Stati comunitari.
Spaccio, riti sanguinari e violenze sessuali: i dettagli dell’inchiesta |VIDEO
Stando alla lettura del provvedimento dei pm, due “importanti membri dell’organizzazione”, nonché indagati, Michale Okova (detto Kobo) e Courage Omogbia (alias Courage Victor), coinvolti in una violenta rissa ed indagati dalla polizia giudiziaria all’interno del Cara, avrebbe deciso di lasciare Mineo per raggiungere una nazione estera, “verosimilmente la Francia”, scrivono i magistrati. Notizie apprese dagli investigatori della squadra mobile di Catania, attraverso alcune intercettazioni telefoniche tra William Hugba (detto Unoma) ed Emmanuel Monday (detto Ozed), entrambi monitorati dalle ‘orecchie’ della polizia.
In una conversazione, in particolare, Ozed avrebbe informato Unoma di aver parlato proprio con Kobo – attraverso l’utenza di tale “Abo” – il quale “avrebbe riferito di essere in viaggio verso la Francia con altri due connazionali”. “Dalle stesse conversazioni emergeva inoltre che Okova e Omogbia, avevano raggiunto Napoli con altri soggetti e che erano in attesa di partire”.
Ozed: “Ho chiamato al telefono Abo il quale mi ha passato Kobo”
Unoma: “E lui ti ha detto che sono partiti vero?”
Ozed: “si loro sono per strada, durante la con versazione si sentiva che loro erano sul pullman […] sono partiti tutti assieme, anzi Kobo mi ha raccontato parecchi cose dicendomi anche che a Mineo non è un campo dove noi dobbiamo rimanere. Lui mi ha raccontato parecchie cose ed io gli ho detto che lui ha la sua vita e deve gestirsela come vuole. Sicuramente andranno in Francia!”
In un altro stralcio Ozed spiega inoltre ad un altro uomo di voler scappare anch’egli dall’italia e di voler raggiungere la Germania dove, stando alle parole dei giudici, potrebbero sicuramente “godere di un appoggio”: “A fine mese anche io andrò via, voglio andarmene in Germania, si sta bene e ci sono tutti i miei amici”. Questi motivi, “cui va aggiunta la gravità dei fatti di reato ascritti e la personalità degli indagati, tutti stranieri privi di fissa dimora o comunque con residenze del tutto precarie in Italia”, concludono i pubblici ministeri, “lasciano ravvisare la ragionevole probabilità che gli stessi indagati, temendo provvedimenti restrittivi ove non si intervenisse immediatamente farebbero certamente perdere le proprie tracce”. “Peraltro – chiosano – trattandosi di soggetti organicamente inseriti, anche con ruoli di rilievo, in una associazione internazionale di tipo mafioso con rilevanti mezzi, certamente possono godere del necessario supporto logistico in vari Stati per rendersi irreperibili”.