Pamela, è stata la mafia nigeriana. Scomparso il diario. Parla lo zio-avvocato

Claudio Bernieri ha intervistato per Affaritaliani.it l’avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro che ha dato importanti rivelazioni: un delitto di mafia nigeriana e la scomparsa del diario di Pamela. E c’è molto altro, compreso il coinvolgimento del Vaticano

Di Claudio Bernieri

L’avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela e portavoce della famiglia, ci mostra gli infissi divelti della porta del salotto della casa dove viveva la diciottenne romana: “Abbiamo dovuto scardinare la porta per far passare la bara. E’ ancora così, quasi per sperare che da quella porta lei possa tornare indietro” racconta.

Ci introduce nella stanza dove viveva Pamela: “E’ come se fosse ancora qui: i tanti peluche, gli orsacchiotti, la sua chitarra, il computer, le foto, i cuscini con i cuoricini, un cavallo a dondolo. Pamela, proprio verso la metà di gennaio scorso mi disse al telefono che stava scrivendo un diario, perché voleva raccontare la sua odissea: per far capire ai suoi amici e alla sua generazione il buio di certe situazioni ma anche la speranza di potersi risollevare. Quel diario non si è trovato: quali segreti rivelava? Qualcuno lo ha preso? Perché’?”

Sono tanti i misteri che ci elenca lo zio portavoce: “A quanto pare, una parrocchia di Macerata ha pagato per tre mesi l’appartamento abbastanza lussuoso dove viveva Innocent Oseghale, imputato per la morte di Pamela: si trattava di 450 euro al mese. Ecco spiegato, forse, l’atteggiamento davvero tiepido del vescovo di Macerata e il silenzio della chiesa su questa vicenda orribile. Sulle indagini, ci sono state, indubbiamente, forti pressioni: mi ricordo che dopo la scoperta dell’orribile omicidio, ed i fatti di Traini, lo stesso ministro Orlando fece visita alla Procura di Macerata. Avevo chiesto, recentemente, di accedere all’appartamento degli orrori con i miei consulenti: mi è stato negato. Perché?”

Poi lo zio di Pamela abbassa la voce e dichiara: “Gli inquirenti hanno accertato che Pamela non e’morta di overdose. Ma per almeno due coltellate al fegato. E un collaboratore di giustizia, il cui nome è segreto, ha dichiarato che Oseghale gli ha confidato di essere un membro della mafia nigeriana. Macerata è risultata essere stata divisa in tre zone di spaccio: non credo sia un caso che essa si trovi a metà strada tra Padova e Castel Volturno, due centri proprio della mafia nigeriana”.

Lo zio non si ferma: “dalla autopsia è risultato che Pamela aveva assunto oppiacei nei due mesi precedenti la sua morte: Ma se lei non poteva nè uscire nè telefonare dalla comunità dove stava, come è stato possibile questo? E inoltre: è stata fatta una ispezione in quella comunità?”.

Ora zio Marco Valerio aspetta il processo che inizierà il 13 febbraio prossimo: “Sarà il processo della civiltà contro la barbarie”. Il racconto dell’avvocato Verni (due ore di un video girato nella casa dove abitava Pamela) è una testimonianza di un nuovo caso Orlandi? Nei prossimi giorni l’intera intervista. Ecco intanto le immagini della stanza museo di Pamela. La normalità di una adolescente finita a pezzi in due valigie.” Rivela infine Verni: “Proprio sui due trolley sono state rinvenute tracce di un DNA di uno sconosciuto: forse un complice?“.

Video: nella stanza di Pamela Mastropietro –  il video di Affari

Video: nella stanza di Pamela Mastropietro –  il video di Affari2