Di Gianmarco Landi
Trump non ha perso, come ha scritto masticando amaro il suo giornale più ostile, il New York Times, oppure ha tremendamente vinto, come ha dichiarato lui a caldo martedì notte via twitter?
I numeri, dopo il solito teatrino sui ricorsi, nelle tre competizione sono questi:
- al Senato 54 senatori per il Repubblicani, 44 per i Democratici e 2 indipendenti di Sinistra;
- alla House, deputato più deputato meno, finirà 231 a 204 in favore dei Democratici;
- riguardo i 50 governatori Usa d’ora in poi saranno 27 Repubblicani e 23
I numeri però vanno compresi nel dettaglio del loro intricato valore politico.
In chiave di presidenziali 2020 Trump ha dato una grande prova di forza, poiché in questa prospettiva di referendum presidenziale, ha tenuto il Senato rafforzandosi molto più dei tre senatori guadagnati, come spiegherò di seguito, e ha perso molto meno dei 30 deputati alla Camera che il Partito ha perso, fenomeno naturale che aveva interessato anche Obama, il quale nel 2010 ne perse 65 oltre a perdere la maggioranza al senato, ma ciononostante due anni dopo fu riconfermato.
Trump ha vinto ovunque contasse minimamente vincere, cioè in tutti gli swing state, gli stati in bilico la cui vittoria ha un sapore dolce perché fa accarezzare il sogno della vittoria presidenziale. Vincere le corse a governatore e quelle al Senato, in Florida, Ohio, Georgia, Arizona o North Carolina, peraltro tutte vittorie all’insegna di candidati suoi, ha dato una mazzata in fronte a qualsiasi repubblicano che coltivasse l’ambizione di sfidarlo seriamente per il 2020. Ma vi è di più.
Trump si è imposto come leader assoluto dei Repubblicani, perché oltre a sbaragliare i Dem nelle partite più importanti degli stati in bilico, ha saputo ridurre al minimo tutta l’opposizione interna al Partito Repubblicano, che tanto lo aveva fatto soffrire in passato. Il Presidente ha pensionato tutti i suoi avversari interni arrivati al Congresso con Bush, Mc Caine, ottenendo vittorie clamorose in Tennesee, in Arizona, in Missouri, spedendo in ‘confino’ nel suo piccolo Stato dell’Utah Romney, e accettando la riconferma di Cruz in Texas, a cui ha permesso di vincere appoggiandolo solo all’ultimo, così facendogli prendere una strizza che si ricorderà per tutta la vita. Se Trump non avesse fatto vincere Cruz nello Stato delle bistecche e del petrolio, si sarebbe aperta la strada per un Dem emergente molto pericoloso, Beto O’Rourke, che da senatore sarebbe potuto diventare in due anni facilmente il leader dei Democratici facendo un solo boccone di Pelosi, Warren e chiunque altro. O’Rourke da senatore avrebbe trasformato il Texas in swing state, e mettendo sul tavolo il 2° stato per importanza presidenziale di colore storicamente Red, alla fine avrebbe messo tutti d’accordo alle primarie Dem, perché sappiamo che i Blu con qualsiasi candidato hanno già blindati in partenza i grandi elettori della California, 1° stato per importanza elettorale, e New York, 3° stato per importanza a pari merito di peso con la Florida.
Perciò la vittoria politica di Trump é assolutamente perentoria, e da uomo intelligente ha saputo pure stravincere senza farlo troppo sembrare. Il fatto che in una delle 5 istituzioni rilevanti negli Stati Uniti prevalgano i Dem, non è affatto un problema, anzi forse è pure un vantaggio che tiene desta una sana dialettica politica, quando si ha la garanzia di avere saldamente in mano il Senato, i Governatori degli swing state, la Corte Suprema e la Presidenza con tutti i suoi grandissimi poteri e prerogative. I poteri preponderanti sono tutti nella Camera Alta, dove passeranno le nomine dei procuratori (magistratura inquirente), i grandi dossier di politica estera, energia e finanza, nonché le nomine delle Agenzie Federali, a cominciare dall’Fbi o la Cia. Il fatto che Trump oggi abbia cacciato il Ministro della Giustizia molto ambiguo sulla faccenda Russiagate, ci dice come il Presidente sia uscito forte da queste Midterm che lo proiettano per altri 6 anni di Governo molto più che probabili.
La Camera giocherà molto poco nel senso di impensierire il Presidente, e anche ipotizzare un uso contundente, come quello che fece Newt Gingrich contro Clinton negli anni 90, potrebbe essere addirittura controproducente per i Dem, che oltre ad essere senza leader, sono dominati da un’Area Liberal poggiata su una base elettorale attraversata da rivendicazioni socialiste molto forti e ancora più rivoluzionarie di certi afflati da socialista capitalista di Trump.
Personalmente vedo il gruppo Dem alla Camera in seria difficoltà, perché presto Liberal e Socialisti saranno appaiati come cani e gatti. Sanders e un altro suo seguace socialista sono già usciti dai Dem al Senato (sono i due indipendenti), e alla Camera la situazione conflittuale è nascosta nella pancia di un Gruppo la cui frattura ideologica interna è latente, ma tanto forte, visto che almeno una ventina di deputati eletti dai Dem hanno dichiarato in campagna elettorale di appoggiare l’Agenda interna di Trump, il quale non ha scatenato lotte reali in alcuni distretti, mentre tanti altri deputati Dem promettevano di fare l’impeachment Presidenziale con impeti giacobini. Credo che Trump abbia coltivato con lucida perfidia il disegno di allargare una divaricazione nel fronte avversario tollerando il rischio di creare una sua sparring partner debole e per lui ideale, come Nancy Pelosi.
La Pelosi si ritroverà in una situazione complicata in cui sarà molto improbabile andare all’arma bianca contro il potente Presidente, così come avrebbe voluto fare Soros, cionondimeno si ritroverà pure in seno alla sua importante comunità italoamericana il pupillo di Trump, Ron DeSantis di appena 40 anni, di famiglia originaria abruzzese, appena eletto governatore in Florida, il swing state per antonomasia in cui tutti i milionari della costa est vengono a svernare i fine settimana dividendosi nelle loro ville tra Miami e Palm Beach. Trump, evidentemente consigliato da Rudy Giuliani, sta coltivando l’astuto disegno di un lento ribaltone nella comunità italoamericana egemonizzata negli ultimi anni dai Dem e da Nancy Pelosi, e il compimento di questo disegno negli stati Blu del nord est zeppi di italoamericani potrebbe dare in futuro frutti ai repubblicani oggi impensabili.
Tutto ciò accade mentre Sky, Repubblica e compagnia bella ci fracassano lo scroto con queste narrazioni radical chic sulle Midterm, recitando il mantra catartico dell’elezione della “prima donna somala con velo”, della “prima donna musulmana senza velo”, della “più giovane donna in assoluto”, della “prima bisex dichiarata” della “prima donna cameriera” e così via, stronzata dopo stronzata, per convincerci di quanto siano belli questi fiocchettini rosa dal bordino arcobalenato che sapranno opporsi a Trump non si sa ancora come.
Ma quanto sono idioti questi giornalisti progressisti che sognano un’umanità senza stati e senza confini e però dividono le persone che fanno politica per razza, per sesso, per gusti sessuali, per età, per abitudini alimentari, dimenticando di considerare i temi politici concreti che dovrebbero invece animare e dare senso alle divisioni democratiche?
Il dato sociopolitico delle Midterm conferma la sostanza del 2016, cioè la spaccatura fra l’America profonda e ruvida , e quella delle coste, superficiale e patinata. La prima ha come ideale l’America first e la statua della Libertà, la seconda il global arcobaleno con l’uguaglianza dogmatica del politically correct.
Ad oggi, la partita su chi comanderà per i prossimi 6 anni, non c’è.
In conclusione consentitemi due perle politicamente scorrette come piacciono a me.
Porgiamo sentite ‘condoglianze’ alla leader dei Dem al Senato, la sorosiana Elizabeth Warren, rieletta in Massachusetts con 25 punti di scarto a suon di centinaia di milioni di dollari, ma sconfitta in un nuovo Senato che non potrà fare nessun impeachment presidenziale, come voleva il suo mentore e padrone George Soros, solo pochi mesi fa. Povera senatrice Warren, proprio un brutto periodo questo qui, dato che mesi fa aveva fatto pure il test del Dna sperando di avere sangue Cherokee, una circostanza di cui si vantò sui Media con il cuore rigonfio di gioia, ma che non fu confermata dal test! Avranno perso il senato per questo motivo?
Ed infine porgiamo un sentito ringraziamento a Barack Obama, a cui si deve il merito del boom economico americano, della disoccupazione azzerata e la pace attuale nel Mondo, a suo dire, ovviamente solo suo e dei cretini come lui. Robe da pazzi ! Trump ha abbassato drasticamente le tasse per lanciare gli investimenti, ha costretto le aziende multinazionali al rimpatrio delle fabbriche per riassumere in America obtorto collo, e ha imposto la sua pace senza lanciare bombe che non siano informali lanci via tweet, e il merito sarebbe tutto di quello che da ben 730 giorni è in pensione ? ! Mah! E poi i giornali dicono che il pagliaccio è sempre quello con i capelli arancioni !