Dopo il divieto di ospitare profughi in parrocchia imposto dalla prefettura di Pistoia a don Massimo Biancalani, lo scorso sabato il “prete dei migranti” si è visto piombare circa cinquanta tra agenti di polizia, carabinieri, finanzieri, pompieri, Asl e ispettori del lavoro. In quei locali si stava svolgendo la “pizza del rifugiato”, appuntamento fisso del sabato sera di don Biancalani in compagnia di decine di immigrati, in passato ospiti del suo centro. Dai controlli di permessi e documenti, comunque, non sarebbero emerse particolari irregolarità.
Imperdibile però per don Biancalani l’occasione di trasformare quel blitz delle forze dell’ordine in un caso politico. Il prete sospetta infatti che tutti quegli uomini si siano mossi perché ormai “è preso di mira – ha detto a Repubblica – Nemmeno per catturare il capo della mafia si manda un simile dispiegamento di forze. Desumo che si tratti di ordini dall’alto, è un nuovo caso Riace”.
A don Biancalani piacerebbe diventare famoso quando Mimmo Lucano, ma per il momento deve accontersi di strapuntini su web e quotidiani amici. Sospetta che dietro quel blitz ci sia di fatto la mano del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, al quale già il parlamentare di Leu Laforgia ha intenzione di chiedere conto. Peccato però che a far partire i controlli siano state le segnalazioni di ben 180 residenti, esasperati per il rumore insopportabile proveniente dalla chiesa di don Biancalani. “Ci stiamo mettendo in regola con tutte le contestazioni che ci hanno fatto – ha aggiunto il prete – e presto saremo a posto. Sono venuti solo per intimidirci – dice sempre più convinto – ma non ci riusciranno”.