“Abbiamo sempre creduto nel progetto Riace e per questo sono convinto che non debba scomparire. Se ci sono responsabilità dei singoli è giusto che vengano accertate e perseguite, ma quel modello funziona e distruggerlo sarebbe un errore grave”. Lo spiega al “Corriere della Sera” il prefetto Mario Morcone, presidente del Consiglio italiano per i rifugiati. Morcone è stato il direttore del Dipartimento che si occupava dei richiedenti asilo e poi capo di gabinetto del ministro Marco Minniti. E in questa veste ha “trattato” con il sindaco Domenico Lucano la messa in regola rispetto alle “criticità” che erano stato trovate nella gestione degli stranieri richiedenti asilo.
“È vero che un paio di anni fa l’Anci, l’ associazione dei Comuni che da cui dipendono i progetti Sprar, aveva rilevato che molte cose non andavano nella gestione da parte di Lucano – ricorda Morcone – Lucano faceva entrare nel sistema di accoglienza chi sceglieva lui, non ascoltava le indicazioni, commetteva errori nelle rendicontazioni. I fondi li mette a disposizione il ministero dell’ Interno, se le cose non funzionano la segnalazione è obbligatoria. Abbiamo ricevuto l’esito dei controlli ed è stata attivata la prefettura di Reggio Calabria che ha avviato una nuova ispezione. Per noi era un’ attività di routine sui rilievi amministrativi”.
Morcone sottolinea di aver sollecitato Lucano “a mettersi in regola, gli avevo spiegato che cosa non andava. Lui era ostinato, convinto che l’Anci ce l’ avesse con lui. Diceva che c’ erano motivi politici dietro la scelta di compiere le ispezioni, ma non era così. Mimmo era in una sorta di delirio dovuto alla sovraesposizione e giocava una partita seguendo le sue regole. Posso però testimoniare che lo faceva a fin di bene. Nessuno ha mai pensato che potesse appropriarsi di quelle somme o avesse un tornaconto personale. Per questo l’ ho sempre agevolato”. affaritaliani.it