Raddoppiare l’accoglienza dei migranti nelle strutture diocesane, fino a 30-40 mila posti aggiuntivi. Secondo quanto riporta Il Messaggero nella sua edizione cartacea è l’impegno cui pensa la Chiesa dopo essersi già fatta carico di cento migranti della nave Diciotti che saranno ospitati dalla Cei in una struttura a Rocca di Papa, alle porte di Roma.
Il progetto della Chiesa
Si apre dunque una nuova fase, in cui la Chiesa sarà impegnata a tutto campo nell’accoglienza, sia in Italia che in Europa. L’obiettivo, ambizioso ma non irrealistico – si legge sul Messaggero – è quello di fare posto nel Vecchio Continente a 250 mila persone tra richiedenti asilo e migranti economici. Un progetto ambizioso considerato che dall’Europa sarà difficile attendersi soluzioni concrete all’emergenza degli sbarchi. Sarà dunque compito del Vaticano presentare soluzioni all’Europa.
La frattura
A complicare ulteriormente la situazione sono i fedeli. Secondo il Messaggero, sul tema dell’immigrazione si è aperta una faglia profonda tra i fedeli, sempre più intolleranti e diffidenti verso lo straniero, e il dettato del Vangelo che al contrario si fonda sull’amore per il prossimo. I sondaggi assegnano a favore del pugno di ferro di Salvini sette cattolici su dieci. Il problema dunque è come fare ad accogliere di più senza inimicarsi i fedeli.
Il piano per l’Italia
Saranno formati piccoli gruppi di persone per rendere più sostenibile l’impatto con la gente del luogo. Saranno sistemate nelle diocesi che ancora non hanno risposto all’appello per l’accoglienza. A oggi infatti nelle strutture ecclesiastiche risultano presenti circa 25 mila persone, ma sono soltanto in 136 diocesi su 220, ossia il 60%.
Si tratta di canoniche, seminari, associazioni, strutture ecclesiali, episcopi. La maggior parte fa capo al sistema dei Cas, i Centri prefettizi di accoglienza straordinaria, mentre un 16% è compreso nel sistema
Sprar gestito dal Viminale con i Comuni.
Si tratta di posti sovvenzionati dallo Stato – spiega il quotidiano romano – con i famosi 35 euro al giorno, in base al concetto di sussidiarietà dell’articolo 118 della Costituzione. Se si guarda alle persone interamente a carico dei fondi ecclesiali, siamo a quasi tremila migranti accolti dalle parrocchie – più o meno l’equivalente di quanti sono nello Sprar – e 500 in famiglia. L’intento è coinvolgere le diocesi che ancora mancano all’appello per raddoppiare, o quasi, il numero di ospiti (sia in forma sussidiaria che con risorse autonome). Laddove si lamentano carenze di risorse, si cercherà di provvedere con erogazioni compensative ad hoc, tratte dall’otto per mille, finanziamenti privati, offerte e risorse Caritas.
Un modello da esportare in Europa
Per ampliare l’integrazione, la chiesa confida anche sui corridoi umanitari ideati dalla Comunità Sant’Egidio (circa duemila profughi accolti in tre anni in accordo con lo Stato) e si punta a stanziare inoltre nuove risorse per il tutoraggio che finora ha assegnato a famiglie o singoli accolti in case della diocesi e di organizzazioni cattoliche 500 persone, tutte a carico della Chiesa.
Ma la vera partita, se possibile ancora più difficile, si gioca nel cuore dell’Europa. La Chiesa mira a estendere il modello dell’accoglienza diffusa anche nelle diocesi europee a più forte tradizione cattolica. Dove, in base alle prime stime potrebbero essere creati per i migranti fino a 250 mila posti, tutti sovvenzionati con risorse ecclesiastiche. E a prescindere dallo status: richiedenti asilo o migranti economici sarebbero accolti tutti, senza distinzione. AGI
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