Fu nel 1999, “regnante” Massimo D’Alema a Palazzo Chigi, che il grosso della rete autostradale italiana fu dato in concessione a Autostrade per l’Italia. Tra quelli, anche la cosiddetta “Autostrada dei fiori” (A10) dove c’era il ponte Morandi. Ma la ormai famigerata “clausola” che consentirebbe alla Società del gruppo Benetton di essere indennizzata in caso di scioglimento della concessione anticipato (per un somma pari agli introiti che avrebbe ottenuto in quegli anni restanti), venne aggiunta all’accordo con lo Stato solo diversi anni più tardi, nel 2007, quando alla guida del ministero dei Trasporti c’era Antonio Di Pietro.
A dirlo, in una intervista a Il Giornale è la legale rappresentante dell’Osservatorio vittime, Elisabetta Aldrovandi, in una intervista a Il Giornale. “La famosa clausola si trova nella convezione originaria, fu messa da Di Pietro e poi riconfermata, con qualche modifica, dal governo Renzi“.
La Aldrovandi è convinta che “il pagamento della penale da parte dello Stato si può evitare perchè nella convenzione c’è un appiglio che dice che da questa somma vanno decurati tutti i danni che Autostrade ha causato per il suo grave inadempimento. Parlo sia di danni diretti che indiretti, oltre ai danni economici in divenire“.
Che cosa dice Di Pietro oggi
Che cosa diceva nel 2006, un anno prima dell’inserimento della clausola