I menù halal nelle scuole, il Corano sui comodini degli alberghi con i tappetini per la preghiera, il progetto di inaugurare la prima banca islamica d’Italia sono già realtà nella Torino muslim frendly della giunta di Chiara Appendino.
Ma potrebbero diventare obiettivi da replicare su larga scala anche nel Paese. Proprio nel capoluogo piemontese il Movimento cinque stelle schiera nella sfida dei collegi uninominali uno dei protagonisti dell’abbraccio ideale tra la Mole e la Mezzaluna.
Paolo Biancone, classe 1970, economista, docente responsabile dell’Osservatorio della Finanza Islamica dell’Università di Torino e tra gli organizzatori del Turin Islamic Economic Forum che si è tenuto l’anno scorso, correrà per il Senato con il vessillo a cinque stelle. A poche ore dalla chiusura delle liste sulla sua pagina Facebook compaiono i primi auguri dei simpatizzanti per la competizione elettorale.
Già nel febbraio 2017 Biancone era stato tra i protagonisti della due giorni di full immersion che ha introdotto Torino nel vocabolario finanziario e culturale dell’Islam per costruire una città a misura di Sharia e dei 50mila immigrati residenti a maggioranza marocchina e magrebina. Un impegno, quello per la promozione di nuove regole civiche compatibili con l’islam capaci di capitali e turisti arabi, che si riflette limpido nel curriculum dell’aspirante senatore. Che tra gli altri incarichi, è anche amministratore delegato di Halato Srl, spin off universitario attivo nella certificazione halal, l’alimentazione che risponde ai dettami di Allah, è membro del Cda di Al Najah Capital, società che si occupa di attrarre investimenti dai paesi del Golfo, e di Modest Fashion Italia, prima società italiana di moda islamica. Infine, dirige la rivista European Journal of Islamic Finance.
Tra le iniziative portate avanti in collaborazione con la giunta pentastellata ci sono, oltre ai menù per musulmani, protocolli di intesa in ambito sanitario per istituire reparti ospedalieri che rispettino i vincoli della separazione dei sessi, farmacie con prodotti compatibili con la religione e poi finanziamenti ad hoc per gli islamici che «non comprano case». La finanza musulmana bandisce infatti qualsiasi strumento che comporti degli interessi, come i mutui. Ecco perché allo studio ci sono linee di credito specifiche, che non violino le prescrizioni del Corano.