“La classe dirigente ha il dovere di dire la verità al Paese: questa legge è congegnata perché nessuno abbia la maggioranza. Occorrerà lo sforzo di garantire una ragionevole governabilità, mentre il Parlamento avrà un compito costituente, a cominciare da una nuova legge elettorale”. Lo afferma l’ex premier Massimo D’Alema in un’intervista al Corriere della Sera aggiungendo che “per forza” ci sarà un governo del presidente. Ovvero “una convergenza di tanti partiti diversi attorno a obiettivi molto limitati. E noi, che siamo una forza radicata nei valori democratici della Costituzione della solidarietà, dell’uguaglianza, del lavoro, daremo il nostro contributo, ponendo discriminanti di carattere programmatico per noi irrinunciabili” come “le enormi istanze sociali non rappresentate”.
Ma comunque vada, ragiona D’Alema, “il Paese pagherà un prezzo alto al fallimento del renzismo, al modo disastroso, superficiale e arrogante con cui ha affrontato questioni delicatissime come le riforme”.
L’alleanza con il Pd era impossibile per LeU perchè “siamo persone serie. Non ci sono le condizioni politiche e programmatiche. Noi non partecipiamo ad ammucchiate.
Le ragioni di dissenso sono molte”. “Per far perdere Renzi non era necessario fare un partito; bastava lasciarlo fare da solo”, sottolinea D’Alema rispondendo alle critiche per la scissione del partito. “Consiglierei al Pd di adottare una certa prudenza, anziché continuare ad attaccarci” “perché attaccare noi non porta voti a loro, ma ai 5 Stelle”, ribadisce.
“Mi ha colpito che sia Berlusconi sia Renzi, facendosi eco come spesso accade, abbiano presentato le elezioni come uno scontro tra loro e i 5 Stelle, ognuno rivendicando il ruolo di argine al populismo – conclude -. Dicono le stesse cose, ma Berlusconi è più credibile: la destra è oltre il 35%, se si deve creare un bipolarismo è più fondato che lo possa dire Berlusconi piuttosto che Renzi”. (askanews)