Elezioni, “i sondaggi di Pagnoncelli sono una fake news”

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero, 14/01/2018

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Negli ultimi giorni Repubblica e alcuni importanti istituti di statistica, hanno iniziato a darci ragione sul fatto che la coalizione che si avvicinerà al 40% dei voti nei collegi plurinominali conquisterà la maggioranza assoluta dei seggi. Il Corriere, invece, continua a sbagliare quando evidenzia ad esempio che nessuno – stando ai recenti sondaggi – riuscirebbe a raggiungere la maggioranza in Parlamento. È pur vero che Pagnoncelli vede la coalizione favorita (il centrodestra) non al 40% ma al 35,9%, ma è anche vero che il distacco col M5S – al quale assegna il 28,7% dei voti – è di ben 7,2 punti percentuali.

Sapete cosa vuol dire questo? Pagnoncelli non ve lo dice. Ve lo diciamo noi. In ciascun collegio uninominale, dove a conquistare il seggio è il candidato che ottiene un solo voto in più degli altri, quel distacco di circa il 7% nella media nazionale (sono milioni di voti) è più che sufficiente per ritenere che il centrodestra farà da acchiappa-tutto (o quasi) dei seggi attribuiti dai collegi uninominali. E ciò, oltre al fatto che siamo di fronte ad un sistema politico quantomeno tripolare, è dovuto a tre fattori: l’assenza del voto disgiunto, l’estensione automatica del voto dai collegi plurinominali a quelli uninominali e viceversa, e la possibilità di formare coalizioni tra liste. L’insieme di questi fattori produce un vero e proprio travasamento dei voti dai collegi plurinominali a quelli uninominali, dove a vincere – lo ripetiamo – è il candidato che ottiene un solo voto in più.

Va da sé che se il centrodestra fosse oggi nei sondaggi al 35,9% nei collegi plurinominali, non avrebbe 269 seggi come afferma Pagnoncelli, bensì poco meno di 300 (comunque non meno di 288). Così come il M5S, che è dato al 28,7%, non può avere 169 seggi, ma certamente parecchi di meno (come abbiamo dimostrato ieri su questo giornale, nella forbice tra i 136 e i 160 seggi). Tutto questo vuol dire che se la notte delle elezioni il centrodestra dovesse ottenere poco più di quanto persino Pagnoncelli è costretto ad attribuirgli già oggi nei collegi plurinominali, e il M5S almeno 7-8 punti percentuali in meno, la coalizione avrebbe vinto le elezioni.