C’è perfino chi riesce a sostenere che siano dati “positivi”, ma i numeri sono invece agghiaccianti. Nei primi tre mesi del 2017 proseguono le chiusure aziendali, cioè i fallimenti e le chiusure volontarie o per concordato preventivo.
Complessivamente, in Italia, sono ben 19.000 (diciannovemila!) le imprese che hanno lasciato il mercato (fallite o chiuse) cancellando decine di migliaia di posti di lavoro fra gennaio e marzo 2017.
Si tratta di più di 211 (duecentounidici!) chiusure al giorno, qualcosa come più di otto (otto!) aziende che ogni ora del giorno e della notte, sabati e domeniche inclusi, chiudono i battenti in Italia.
Vero è che sarebbero il 5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2016, toccando così il livello più basso dal 2009, ma arrivano dopo sette anni di recessione e quindi sono dati molto più gravi, perchè dopo tanta crisi ci si poteva aspettare che le aziende che sono sopravvissute potessero continuare a lavorare. E invece continua la strage.
I dati fin qua scritti sono ufficiali, sono i principali risultati emersi dall’Osservatorio su fallimenti, procedure e chiusure di imprese relativo al primo trimestre 2017, diffusi oggi da Cerved, gruppo leader in Italia nell’analisi del rischio di credito e nella gestione dei crediti deteriorati.
Marco Nespolo, amministratore delegato di Cerved, commenta:
“La diminuzione di nuovi default, che secondo le nostre attese proseguirà anche nei prossimi trimestri, è un fattore cruciale per favorire lo smaltimento dello stock di NPL (crediti marci erogati dalle banche alle imprese – ndr) e la ripresa del credito alle Piccole e Medie Imprese”.
Sono 3 mila le imprese che hanno aperto una procedura fallimentare nei primi tre mesi del 2017, una riduzione del 17% rispetto a quanto rilevato nello stesso periodo del 2016. La diminuzione ha coinvolto tutte le diverse tipologie di impresa anche se le riduzioni risultano più marcate fra le società di persone (-27,4%) e fra le società di capitale (-17,6%) rispetto alle imprese organizzate in altre forme giuridiche (-4,3%). A livello settoriale, il calo è generalizzato ma la tendenza risulta particolarmente marcata nell’industria (-22% rispetto allo stesso periodo del 2016), seguita dalle costruzioni (-18%) e dai servizi (-17%). Su un orizzonte di più lungo periodo, il settore costruzioni e servizi evidenziano ancora un importante gap (rispettivamente del +89% e +78% fallimenti e chiusure). Anche questi dati sono forniti dal Cerved, oggi.
Redazione Milano IL NORD