Tre centri di accoglienza per 700 richiedenti asilo erano affidati in subappaltato a una società infiltrata dalla ‘Ndrangheta. Il prefetto di Vibo, Guido Longo, ha deciso di notificare alle due cooperative l’interdittiva antimafia e di nominare un commissario giudiziario. La decisione clamorosa del prefetto
di Guido Ruotolo
Non era mai successo prima. Tre centri di accoglienza per immigrati commissariati per infiltrazioni mafiose. È successo tre giorni fa in provincia di Vibo Valentia, territorio del potente clan dei Mancuso di Limbadi. Tanto per rinfrescarci la memoria, due anni fa la Procura antimafia di Catanzaro fece una retata di mafiosi e soci che gestivano il Centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto, Crotone. Nelle tasche della cosca Arena erano finiti 36 milioni di euro di fondi europei per la gestione dal 2006 al 2015 del Centro di accoglienza. Questa estate in provincia di Cosenza e nel cuore delle campagne di Montepulciano, Siena, ricca Toscana, i “negrieri” mandavano in campagna i braccianti richiedenti asilo pagandoli al nero e con tariffe orarie di fame. Li facevano dormire nei casolari e si spartivano i fondi per i migranti.
Avviati da tempo controlli a tappeto
Si può andare avanti così? E che dimensione ha questo fenomeno di inquinamento affaristico e mafioso del business dei migranti? Sia l’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, che il ministro dell’Interno, Marco Minniti, hanno avviato da tempo controlli a tappeto. Il parlamentare dell’Antimafia del Pd, Davide Mattiello, annota solo che la relazione che il Viminale dovrebbe inviare al Parlamento alla fine di ogni giugno sul sistema di prima accoglienza, non è mai stata depositata. «In quella relazione dovrebbe essere chiarito – spiega Mattiello – chi prende i soldi, quanti ne prende e per fare che cosa. La trasparenza aiuta l’accoglienza ben fatta».
Soccorso e accoglienza sono diventati un business
È vero, quella relazione va depositata perché aiuta a frenare processi degenerativi in atto. Perché il primo soccorso e l’accoglienza di migranti sono diventati un business, e le mafie dove c’è la possibilità di guadagnarci si presenta all’incasso.
Inquieta quello che è successo a Briatico e dintorni. Tre Centri di accoglienza per 700 richiedenti asilo. Tutti affidati a due cooperative che a loro volta avevano subappaltato le forniture a una società infiltrata dalla ‘Ndrangheta.
Il prefetto di Vibo, Guido Longo, ha deciso di notificare alle due cooperative l’interdittiva antimafia e di nominare un commissario giudiziario, l’avvocato Rosario Di Legami.
Clamorosa la decisione del prefetto di Vibo
È clamorosa la decisione del prefetto di Vibo. Un segnale molto importante. Solo la gestione dei tre Centri di accoglienza di Briatico, per 700 migranti richiedenti asilo, costa 735.000 euro al mese. Una buona parte dei quali sembrerebbero finiti alla ‘Ndrangheta. Con il provvedimento dell’interdittivo e con il commissariamento delle due cooperative, il prefetto ha voluto garantire comunque una continuità nella gestione dei tre Centri di accoglienza. Ma per gli 007dell’Anti Asia e dell’Anticorruzione quello che colpisce nella vicenda di Briatico è il reticolo di cooperative costruite ad UOC per gestire il grande business dell’accoglienza.