Le cifre parlano chiaro: 93.284 sbarchi contro i 79.877 nello stesso periodo dello scorso anno. Un aumento del 16,8 per cento. Si parla di immigrazione. Numeri che non concedono tregua. Numeri conto i quali l’Italia deve fare qualcosa. E il governo, almeno, ci sta provando, con il codice di comportamento a cui la Ue ha dato il via libera. Il pacchetto, tra le varie misure, prevede polizia italiana a bordo delle navi delle Ong al divieto di trasferire i profughi raccolti in mare su altre imbarcazioni.
Peccato che contro il provvedimento, a protestare, siano proprio le Ong, alcune delle quali sospettate di loschi traffici, o quantomeno di essere veri e propri “taxi del mare” convocati dagli scafisti in caso di bisogno. Come riporta Il Messaggero, per esempio, c’è Ursula Putz, responsabile dell’organizzazione tedesca Sea-Eye, che tuona:
“Noi non firmiamo. Non è possibile convertire il nostro vecchio peschereccio in una nave di salvataggio di alta qualità. Sosteniamo un codice ragionevole che contenga richieste legittime per le Ong e che non comprometta le attività di soccorso”.
Ovvero, si traduce, che non cambi nulla.
Dunque Medici senza frontiere: “Rifiuteremo qualsiasi misura che potrebbe aggiungere ulteriori restrizioni alla già sovraccarica capacità di salvare vite nel Mediterraneo o che mirano a nascondere la sofferenza delle persone disperate in libia”. Le Ong, dunque, sfidano il governo. Vere e proprie dichiarazioni di guerra: continueranno a sostenere l’invasione. A discapito di leggi, accordi e codici approvati dal governo.