La Germania guadagna 1,3 miliardi dai prestiti concessi alla Grecia

Francesco De Palo per il Giornale

«Otto von Bismarck-Schonhausen, per l’ unità germanica, si annette mezza Europa», cantava in «Sfiorivano le viole» Rino Gaetano nel 1976. Quarant’ anni dopo in quella mezza Europa c’ è senza dubbio la Grecia, non solo annessa geopoliticamente a Berlino ma fonte di un gran bel reddito. Si tratta di 1,34 miliardi di euro che, in virtù di crediti e acquisti di bond ellenici, la Germania ha guadagnato in occasione della crisi greca, come detto pubblicamente dal ministero delle Finanze di Berlino rispondendo a un’ interrogazione dei Verdi.

Leggi violate? Nessuna. Ma da chi, un giorno sì e l’ altro pure, ripete costantemente il ritornello delle regole, dell’ austerità e dei parametri ci si sarebbe aspettato ben altro comportamento, anche perché di scheletri nell’ armadio greco la Germania ne ha parecchi. Non solo il guadagno per i prestiti della banca statale Kfw che ammonta a 393 milioni, mentre per l’ acquisto di titoli di Stato dalla Bce i profitti dal 2015 ammontano a ben 952 milioni.

Ma c’ è anche la grande partita delle privatizzazioni che ha visto la tedesca Fraport acquisire per soli 1,2 miliardi ben 14 aeroporti regionali greci nel 2016 e il restante poche settimane fa. Poi c’ è lo scandalo Siemens relativo alla fornitura allo Stato greco di servizi di comunicazione e security in occasione delle Olimpiadi del 2004, quelle per intenderci costate tre volte più di quelle inglesi.

Senza dimenticare il grande affare delle armi vendute sull’ asse Berlino-Atene che, dopo le rivelazioni scioccanti dell’ ex direttore generale della Difesa greca Antonis Kantàs («Avevo ricevuto da Berlino talmente tante tangenti in borsoni sportivi da aver perso il conto» disse ai magistrati), ha portato alla scoperta di questo macro vaso di Pandora, con anche una presa di posizione ufficiale dell’ azienda che ammise (solo in seguito) pagamenti in nero per circa 1,3 miliardi di euro.

Ma la madre dei guadagni tedeschi in Grecia si ritrova andando a ritroso nel tempo alla voce danni di guerra che, solo dopo l’ iniziativa dell’ eroe novantenne greco Manolis Glenzos, il governo si appresta timidamente ad avanzare. Lo scorso anno il vice-ministro delle Finanze, Dimitris Mardas, ha annunciato quanto la Germania deve alla Grecia: 278 miliardi di euro, compresi 10 miliardi per un prestito che fu preteso dalle forze di occupazione naziste.

I danni causati alla Grecia dopo l’ invasione di Hitler del ’41 dovrebbero tenere conto di 300mila cittadini greci morti di fame, come risulta da un rapporto della Croce Rossa Internazionale. Berlino e Roma non solo pretesero cifre elevatissime per le spese militari, ma ottennero forzatamente anche quello che venne definito un prestito d’ occupazione di 3,5 miliardi, ma fu lo stesso Führer a certificarne il valore legale disponendo poi il risarcimento. L’ Italia restituì la propria parte, mentre la Germania no.

Oggi Berlino fa la voce grossa verso Atene che di contro, e come previsto dalla politica dei memorandum made in Schäuble che fa acqua da tutte le parti, chiede altri soldi, stavolta al Fondo monetario internazionale. Un prestito da 1,6 miliardi di euro, da ripagare con altre riforme e con parametri di crescita che, però, tutti i maggiori economisti mondiali ritengono impossibili da raggiungere.