Mirella Mazzucchi
Coordinatore gestionale della Biblioteca di Discipline Umanistiche
Università di Bologna
Sono la responsabile della Biblioteca in oggetto.
La Biblioteca di Discipline Umanistiche ospita in modo ricorrente la presenza di alcuni membri di un collettivo (CUA) che la reputano propria. Più o meno una trentina di persone.
Già in passato avevamo avuto problemi e occupazioni da parte loro, con i quali, vi assicuro, abbiamo provato ma non è possibile né il dialogo né la mediazione. Sono prepotenti, violenti e squadristi. Per loro questo è un centro sociale, uno spazio di aggregazione, non una Biblioteca.
Sono tornati a reclamare attenzione con i loro metodi quando, durante le vacanze di Natale, l’Ateneo ha deciso di inserire delle bussole in vetro all’entrata, azionabili o col badge o dopo riconoscimento da citofono; chiunque puo’ entrare motivando le proprie necessità di studio e ricerca. Era comunque necessario tenere fuori balordi e spacciatori che popolano la zona limitrofa. Da troppo tempo infatti i bagni erano luogo di spaccio (bustine nelle cassette dell’acqua) furti, rapine, episodi spiacevoli in sala di lettura per alcune ragazze, persone che entravano sistematicamente con pitbull, minacce al personale da delinquenti comuni etc.
In occasione della volontà di aprire questa ed altre biblioteche fino alle 24 , una delle iniziative per combattere il degrado della zona , si è reso necessario inserire queste bussole: il personale di sorveglianza avrebbe così avuto uno strumento per tenere fuori soggetti sgraditi .
Il collettivo ha iniziato fin dal primo giorno ad aprire le porte di emergenza centrali vanificando tutto il sistema e facendo “picchetto” per impedirci di ripristinare.
Da quel giorno (23 gennaio) si sono susseguite continue scene di questo tipo ogni giorno, condite da scherno verso il personale, atteggiamenti intimidatori, aggressioni ad agenti in borghese che volevano darci una mano, cacciata di guardie giurate.. le abbiamo provate tutte, ma comandano loro.
L’Università ha voluto mantenere il giusto profilo istituzionale che le compete chiedendoci, pur supportati, di andare avanti, di pazientare, fino a quando non fossero arrivati i provvedimenti giudiziari.
Nel frattempo la Biblioteca ha comunque aperto fino alle 24 per mostrare la buona volontà, ma nonostante questo il personale a porte aperte era soggetto ad ancora più’ pericoli. Si sono susseguite all’interno assemblee non autorizzate, uso degli spazi improprio, imbrattamenti e cartelli con “prese per il culo” .
Il tutto fino a mercoledì scorso, quando con maschera di Anonymous questi hanno smontato le porte e divelto i lettori di badge portandoli in Rettorato.
La mattina dopo, a Biblioteca ferita potevamo forse aprire?
Abbiamo chiuso, e alle ore 13 questi hanno sfondato le porte, divelto le sbarre interne dal muro e occupato.
La biblioteca e il suo patrimonio è stato alla loro mercé dalle ore 13.30 fino alle 17.30, quando la polizia è intervenuta e li ha mandati fuori.
Cosa si doveva fare?
Lasciatemi ora dire, dopo aver riferito fatti oggettivi, una cosa personale.
Della Biblioteca a questi non frega nulla: è solo un pretesto per far casino.
Quindi prima di giudicare o di dare addosso a chi ha chiamato la Polizia chiedetevi quale esasperazione abbiamo raggiunto tutti noi per dover arrivare a questo.
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«Io, bibliotecaria minacciata per aver denunciato droga e violenze in Ateneo a Bologna» (CORRIERE.it)
«È successo anche questo: un giorno un tizio si è masturbato davanti a una ragazza, all’interno della biblioteca, come se niente fosse. Lei è scappata fuori in lacrime mentre dentro scoppiava un pandemonio. Un’altra volta ho avvertito una ragazza che la stavano derubando: sono stata inseguita e minacciata di botte».
Storie di tutti i giorni negli spazi della biblioteca della facoltà di Lettere a Bologna, negli stessi luoghi che nei giorni scorsi sono stati teatro dei tafferugli tra i collettivi studenteschi che occupavano i locali e imponevano la loro legge e le forze dell’ordine.
Le minacce
Emilia Garuti, 22 anni, per aver reso pubblico quello che in tanti sapevano ma tacevano, è diventata subito bersaglio di dileggio e velate minacce.
«La biblioteca nel corso degli anni ha prolungato i suoi orari, prima oltre le 17, poi fino alle 24. Uno sforzo compiuto proprio per garantire a tutti la possibilità di studiare. Ma dal pomeriggio il personale se ne va, restano solo i custodi. E in quelle ore le stanze diventano terra di nessuno. O meglio: hanno cominciato a entrare i punkabbestia e gli altri gruppi che stazionano nella piazza lì davanti, facendo i loro comodi». Da lì poi, per chi vuole dedicarsi ai libri, la situazione diventa insopportabile: «I bagni vengono usati come luoghi di spaccio o per drogarsi — racconta Emilia — più volte sono state trovate siringhe usate e i servizi sono rimasti chiusi per giorni. I borseggi e i furti sono all’ordine del giorno, i materiali della biblioteca danneggiati, persino i libri».
E quando il rettorato decide di introdurre misure di controllo, ad esempio facendo arrivare guardie giurate, la situazione peggiora: «Oltre ai punkabbestia — racconta ancora la studentessa — sono comparsi i collettivi anarchici: sono cominciate le occupazioni, le assemblee, le risse tra gruppi rivali; minacce e insulti erano all’ordine del giorno. Un inferno».
I tornelli
Il culmine viene raggiunto quando l’ateneo bolognese si convince a installare dei tornelli all’ingresso della biblioteca: chi entra, deve avere un badge. È cronaca dei giorni scorsi: prima gli antagonisti decidono di sabotare i dispositivi all’ingresso, poi li smontano e occupano la biblioteca. A quel punto il rettore chiama la polizia e fa sgomberare i locali con la forza.