Banche, Economist: gli italiani potrebbero perdere 200 miliardi e Renzi cadrà

 

LONDRA – La crisi bancaria italiana e’ il tema di copertina dell’ultimo numero del settimanale britannico The Economist, una delle principali testate d’informazione finanziaria al mondo.

renzi

“Gli investitori sono straordinariamente nervosi dopo il voto del Regno Unito per l’uscita dall’Unione Europea, che pero’ – secondo l’autorevole periodico – non spiega tutto il malessere attuale. L’Italia e’ la quarta potenza economica europea e una delle piu’ deboli, con un debito pubblico del 135 per cento del prodotto interno lordo, un tasso di occupazione degli adulti superiore solo a quello della Grecia, una crescita stagnante soffocata dall’eccesso di regolamentazione e dalla scarsa produttivita’ e sofferenze bancarie per 360 miliardi di euro”.

Questa, la descrizione dell’Italia presentata dall’Economist, letto da tutta l’alta finanza modiale.

“Non sorprende che gli investitori siano fuggiti: i titoli azionari delle grandi banche si sono quasi dimezzati da aprile; la preoccupazione piu’ immediata riguarda la solvibilita’ di Monte dei Paschi di Siena. Per le sue dimensioni il caos bancario italiano e’ pericoloso – prosegue l’Economist -. E’ inoltre un esempio dei mali che affliggono l’area dell’euro: la tensione tra le regole di Bruxelles e le esigenze delle politiche nazionali e il conflitto tra creditori e debitori: entrambi sono la conseguenza di riforme finanziarie incomplete”.

Incomplete perchè la Germania non vuole accettare la garanzia dei conti correnti di tutta la zona euro, pensando di dover ripianare con i propri soldi i dissesti altrui, ora che c’è il bail in. Prima, ha ripianato i propri, di dissesti, con quasi 300 miliardi di euro di soldi pubblici e prima ancora, ha salvato le sue banche dal tracollo greco usando il Fondo di salvataggio bancario Ue finanziato anche dall’Italia con oltre 40 miliardi di euro, ma questo l’Economist non lo scrive.

“L’Italia ha bisogno di una grande e audace pulizia del sistema bancario – continua l’articolo -. Coi capitali privati in fuga e il fondo salva-banche quasi esaurito, cio’ richiedera’ un’iniezione di denaro pubblico. Le nuove regole dell’eurozona, pero’, escludono bail-out a spese degli stati prima che gli obbligazionisti si siano fatti carico delle perdite. Il principio del bail-in, non far pagare il conto ai contribuenti, e’ giusto. Nella maggior parte dei paesi le obbligazioni bancarie sono detenute da grandi investitori istituzionali che conoscono i rischi e possono affrontare le perdite, ma in Italia obbligazioni bancarie per circa 200 miliardi di euro sono detenute da investitori al dettaglio. Costringere questi obbligazionisti a subire le perdite danneggerebbe gravemente il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dissolvendo la sua speranza di una vittoria nel referendum costituzionale d’autunno”.

L’Economist ha il pregio, in questo caso, dire quello che Matteo Renzi si rifiuta di rendere pubblico: se verrà applicato il bail in alle banche italiane, gli italiani verranno letteralmente rapinati di 200 miliardi di euro di risparmi, una cifra mostruosa che getterebbe l’intera popolazione italiana sul lastrico.

“La politica, pero’, gioca un ruolo anche nei paesi creditori. La Germania sostiene giustamente che l’Italia e’ responsabile dei suoi problemi: e’ stata imperdonabilmente lenta nell’affrontarli, forse perche’ le sue banche regionali sono strettamente legate alla politica locale. L’indulgenza verso l’Italia potrebbe avere un costo politico per la Germania, dove si votera’ l’anno prossimo. Ma la pressione dei mercati sulle banche italiane non si allentera’ finche’ non sara’ recuperata la fiducia e cio’ non avverra’ senza fondi pubblici”

“Se le regole del bail-in saranno applicate rigidamente, il grido dei risparmiatori nuocera’ gravemente alla fiducia in Renzi e aprira’ le porte al Movimento 5 stelle, che attribuisce i problemi economici del paese all’euro (non solo l’M5S, anche la Lega di Salvini è sulle medesime posizioni). Crescera’ la sensazione che l’Italia trae scarso beneficio dall’unione monetaria, mentre soffre per i suoi vincoli. Se gli italiani perdessero la fiducia nell’euro – sentenzia l’Economist – la moneta unica non sopravviverebbe”.

“Non giova seguire le regole alla lettera, se cio’ porta alla fine della moneta unica. Quindi la risposta giusta e’ consentire al governo italiano di iniettare nelle banche vulnerabili abbastanza denaro da sedare i timori di una crisi sistemica. Questo salvataggio dovrebbe avvenire a condizione che una riforma del sistema costringa i piccoli istituti a fondersi. La direttiva sul bail-in, inoltre, dovrebbe essere modificata per offrire uno scudo agli investitori retail che gia’ detengono obbligazioni bancarie.

Una lezione del Brexit – conclude il settimanale – e’ che sorvolare sulle preoccupazioni degli elettori non e’ una strategia sostenibile. L’architettura finanziaria farraginosa dell’area dell’euro lo fa due volte, scansando le paure dei paesi creditori come di quelli debitori. Non funzionera’ per sempre”.

Redazione Milano – – IL NORD