Conosceva bene Amedeo Mancini, il sindaco, come tutti a Fermo. Lo aveva anche difeso, da avvocato, quando gli avevano comminato il divieto ad assistere a manifestazioni sportive: «È l’ignorantone del Paese, un bullo, – racconta – Ultimamente aveva preso questa piega intollerante».
C’è chi dice di chiamarlo col suo nome, di dire che era fascista. Al sindaco scappa un mezzo sorriso: «Qualche anno fa diceva di essere comunista, sempre con quell’atteggiamento prevaricatore – racconta -. Mancini non sa nemmeno cosa sia, il fascismo. linkiesta
Il fratello di Mancini intervistato da La Stampa
“Mio fratello è sempre stato comunista: come fa a essere razzista se ha un amico del cuore maghrebino? – spiega l’uomo al quotidiano torinese – È generosissimo, diventa violento solo se lo vai a cercare.”
Quando gli chiedono conto dell’insulto razzista che Amedeo avrebbe indirizzato alla moglie di Emmanuel, Chimiary, la risposta fa capire molte cose: “Boh, quei due potevano starsene. Mica li abbiamo chiamati noi in Italia. Gli immigrati rubano. Non è giusto che le leggi italiane li difendano. Noi dovremmo venire prima.”