“La crisi dei rifugiati è stata creata dal rifiuto di alcuni Paesi europei di fare ognuno la propria parte”. Per loro “questo era un problema che non li riguardava”. Lo ha detto la Presidente della Camera, Laura Boldrini partecipando alla prima sessione di lavoro della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’Unione europea in corso a Lussemburgo, sessione aperta dal Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, e dedicata alla gestione dei flussi migratori.
UE, Juncker: “L’Europa deve integrare 2 milioni di rifugiati”
“Si sta in una famiglia condividendo le responsabilità e non solo i benefici. Noi – ha aggiunto – facciamo parte della famiglia europea. Oggi siamo di fronte ad un flusso di rifugiati che tocca anche la nostra famiglia, in piccola parte ma per la prima volta in modo abbastanza consistente. Mi sembra giusto, naturale, ovvio che ciascun Paese faccia la propria parte. E invece, sorprendentemente, non è così. È una famiglia che ha deciso che solo una manciata di Paesi – Paesi di primo approdo e Paesi di destinazione – si dovesse occupare della gestione di questo fenomeno. Gli altri (Paesi che hanno a cuore i loro cittadini, ndr) hanno detto “no, non è un problema che ci riguarda”. È stato questo rifiuto – ha sottolineato Boldrini – a creare la crisi dei rifugiati: perché se ciascun Passe avesse fatto la sua parte non staremmo a parlare di crisi.
Un milione di persone su una popolazione di 500 milioni è lo 0,2 per cento: come può essere un problema per il continente più ricco del pianeta? L’Europa non può alzare bandiera bianca di fronte a questo: non lo può fare per la sua storia, non lo può fare per il futuro e per le grandi sfide che abbiamo davanti”.
Quanto all’Europa, ha concluso Boldrini, ora deve fare due cose. “Impegnarsi di più nei negoziati di pace e rilanciare un grande ‘piano Marshall’ di investimenti in Africa, perché noi dobbiamo stabilizzare quei Paesi che producono migranti, prima che siano loro a destabilizzare completamente noi” ANSA
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LA CONDIZIONE DELL’ITALIA – ISTAT
“Più che delle rilevazioni statistiche sembra un bollettino di guerra.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
Il quadro rilevato dall’Istat presenta molti tratti rilevanti.
“Il sistema di protezione sociale italiano è tra quelli europei uno dei meno efficaci.”
“L’andamento dei prezzi è molto debole e quello del lavoro è incerto.”
Ben “2,2 milioni di famiglie vivono senza redditi da lavoro”.
“I minori sono i soggetti che hanno pagato il prezzo più elevato della crisi in termini di povertà e deprivazione, scontando un peggioramento della loro condizione relativa anche rispetto alle generazioni più anziane. L’incidenza della povertà relativa per i minori, che tra il 1997 e il 2011 aveva oscillato su valori attorno all’11-12%, ha raggiunto il 19% nel 2014.”
“Più che delle rilevazioni statistiche sembra un bollettino di guerra.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
L’elemento che emerge, con chiarezza, da tutti i dati è unico e inequivocabile: il perdurare della crisi.
Una sorta di rumore di fondo che accompagna e disturba lo sviluppo del Paese.
Per questo è fondamentale agire per creare nuova occupazione e rilanciare la crescita.
Il lavoro rappresenta, ancora una volta, la chiave di volta per innescare una nuova fase di ripresa: l’Istat recita, infatti, che “la spesa pensionistica comprime il resto dei trasferimenti sociali.” Se si creasse nuova occupazione anche il fondo dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale tornerebbero ad essere adeguatamente rimpinguati, in maniera sufficiente ad assicurare un sistema di protezione sociale degno di questo nome.
Se il tasso di disoccupazione si attestasse al 6%, con i contributi di chi passerebbe da disoccupato ad occupato il fondo pensionistico avrebbe un incremento di circa 15 miliardi di Euro, così come emerge da una ricerca dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori.