La droga, anche quella cosiddetta leggera, “crea sempre un calo della percezione dell’intelligenza. Non e’ necessariamente l’uso prolungato a fare danni, basta anche la canna del week end. E questo lo devono capire prima i genitori e poi i figli”. Lo dice chiaramente Federico Vigevano, direttore del Dipartimento di neuroscienze e neuroriabilitazione dell’ospedale Bambino Gesu’ di Roma, che conosce a fondo il problema dilagante dell’abuso di sostanze stupefacenti tra i giovani. E’ infatti il fondatore di un gruppo di lavoro tra l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e il Dipartimento per le Politiche Antidroga, per l’individuazione precoce delle situazioni di vulnerabilità e dei familiari a rischio.
“Noi – spiega Vigevano – cerchiamo di lavorare sui ragazzi, attraverso le famiglie prima, perche’ se tra gli adulti non c’e convinzione che la droga, anche la leggera, distrugge la vita non si argina il dilagante fenomeno che crea la morte di tantissime vite innocenti”.
Secondo il neuropsichiatra , di droga nelle famiglie italiane se ne parla poco, cosi’ come si fanno poche campagne di informazione sui danni: “desta preoccupazione in tal senso anche il numero di ricoveri per uso di sostanze al Pronto Soccorso del Bambino Gesu’: su 350 accessi un terzo ha come causa o concausa l’abuso di droghe, anche quelle cosiddette leggere (cannabinoidi)”. Un aiuto ai genitori per capire se i figli usano droghe puo’ venire dai sintomi manifestati: “se un ragazzo mostra cali di attenzione, sonnolenza, ma sopratutto se c’e una costante richiesta di denaro, ai genitori deve scattare immediatamente il campanello di allarme, perche’ il tempo medio che intercorre tra l’inizio dell’assunzione di droghe e la diagnosi, e quindi l’eventuale trattamento, e’ in media di 6 anni per la sua conclusione”.
L’immediatezza dell’intervento sin da bambini e’ uno dei punti chiave sul quale insiste il neuropsichiatra: “E’ ormai noto che i bambini con sindrome di iperattività, deficit di attenzione o i bimbi con atteggiamento di sfida nei riguardi genitori, – conclude Vigevano – hanno una predisposizione in più rispetto ad altri a fare uso e abuso di sostanze stupefacenti, quindi prima si interviene prima si risolve il problema”.(ANSA).