“La Regione toglie alla Casa di Cura Città di Udine la possibilità di erogare le terapie del dolore, aumentando le liste d’attesa e costringendo sia l’equipe specialistica sia i pazienti a rivolgersi fuori territorio con conseguenti maggiori costi”.
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A lanciare l’allarme è il consigliere regionale di Forza Italia Roberto Novelli: “Il 5 febbraio scorso, la Regione (con delibera n. 165) ha adottato il documento sulla rete delle cure palliative e la rete per la terapia del dolore (che finalmente recepisce la legge nazionale 38/2010), dichiarando
ufficialmente che provvederà con proprio successivo provvedimento (ma quando?) alla costituzione del coordinamento regionale per le cure palliative e la terapia del dolore. Intanto, però, viene tolta alla Casa di Cura Città di Udine la possibilità di erogare proprio quelle terapie antalgiche che in questo momento la struttura pubblica non è assolutamente in grado di garantire”.
“Un paradosso – prosegue Novelli – che merita un approfondimento. Dal 2012 il policlinico udinese di viale Venezia, per rispondere a esigenze
di salute cui non veniva data risposta dalle strutture pubbliche, estende la propria attività di terapia del dolore acquisendo un’equipe di specialisti in grado di effettuare interventi anche di particolare complessità. Non esistendo all’epoca in FVG i criteri per la definizione della rete dedicata, i ricoveri vengono assegnati alla specialità di chirurgia, mentre per la parte ambulatoriale viene riconosciuto un formale accreditamento, poi rinnovato nel 2015”.
“Oltre 400 persone si sono rivolte, nell’ultimo biennio, al reparto di chirurgia della Casa di Cura Città di Udine per sottoporsi a interventi con procedure invasive di terapia del dolore. Di queste, l’80% è costituito da cittadini del FVG. Il tutto in piena regolarità amministrativa. Stante la particolarità delle procedure praticate, la Casa di Cura già nell’agosto 2014 aveva trasmesso i propri protocolli per gli interventi invasivi alla direzione dell’allora Ass n.4 Medio Friuli per il corretto inquadramento delle tipologie di ricovero, senza ricevere, anche in questo caso, alcuna obiezione a riguardo”.
“Soltanto a seguito delle ultime verifiche eseguite dai responsabili del Nucleo aziendale Controllo delle Prestazioni di ricovero dell’Ass. n.4 in relazione alle prestazioni sanitarie rese nel corso del 2015, per la prima volta è stata contestata l’inappropriatezza della richiesta di rimborso delle prestazioni erogate, in ragione del fatto che “i ricoveri in questione, pur appropriati dal punto di vista dell’indicatore regionale esaminato, vengono contestati in quanto la struttura Casa di Cura Città di Udine risulta accreditata per l’esecuzione di terapia del dolore a livello ambulatoriale”.
“Casa di Cura Città di Udine – osserva Novelli – si è vista costretta a sospendere cautelativamente l’erogazione delle prestazioni in regime di ricovero presso il reparto chirurgico, provocando gravi disagi alla utenza già in lista di attesa per sottoporsi a procedura invasiva con degenza. Alla Casa di Cura si sono già allungate le liste di attesa, mentre l’equipe specialistica sta pensando a trasferire la propria attività in Veneto. Il FVG, pagherebbe fuori regione ulteriori attività che proibisce di svolgere agli erogatori operanti sul proprio territorio e che induce i pazienti a rimpinguare il turismo sanitario in uscita che già alimenta cliniche private del Veneto soprattutto per l’ortopedia e la successiva riabilitazione (vedi Monastier), e per la psichiatria con ricovero (vedi Villa Napoleon a Preganziol).
“Sarebbe necessario che le professionalità coltivate alla Casa di Cura Città di Udine e il loro know how maturato in questi anni non venisse disperso, facendo entrare la struttura nella rete regionale in qualità di centro di tipo HUB di 2° livello, ovvero abilitato a erogare anche le attività di ricovero collegate alle prestazioni più invasive, anche perché può garantire tutti i requisiti definiti dalla Conferenza Stato-Regioni del 25 luglio 2012 per tale tipologia organizzativa. Un riconoscimento che, peraltro, non comporta alcun onere per la Regione, visto che gli investimenti e i costi sono interamente a carico della struttura cui vengono corrisposti gli emolumenti previsti dal tariffario, a fronte delle sole prestazioni effettivamente erogate”.