Bolzano – Al 15 gennaio 2016 i richiedenti asilo, profughi o presunti tali, ospitati delle apposite strutture di accoglienza in Provincia di Bolzano erano 892, 831 uomini (93,16%) e 62 donne. Le persone di età compresa tra i 18 ed i 34 anni erano 772, ovvero l’86,55%. I minori di anni diciotto erano 35. Lo si apprende nella risposta dell’assessore provinciale Martha Stocker ad un’interrogazione di Alessandro Urzì, che aveva chiesto notizie in merito alla composizione numerica, di genere ed anagrafica dei richiedenti asilo ospitati nelle strutture di accoglienza in Alto Adige
I dati dei richiedenti asilo presenti sul territorio provinciale sono in linea con quelli diffusi a livello nazionale. Lo squilibrio di genere tra i richiedenti asilo presenti in Alto Adige, come nel resto d’Italia, per la verità è ancora più marcato che nel resto d’Europa dove si attesta intorno al 70-72%.
Senza voler assolutamente mettere in discussione l’accoglienza, che è un caposaldo fondante della civiltà del vecchio continente, questi dati impongono alcune riflessioni.
Primo punto: le donne e i bambini, ovvero le categorie più deboli in caso di guerra non giungono in Europa. E questo dato può significare solo che la stragrande maggioranza di chi approda sulle nostre coste o fa ingresso in Italia tramite la rotta balcanica non è profugo o rifugiato, ma migrante economico. Profughi e rifugiati hanno diritto ad una “protezione umanitaria” che garantisce gli elementari diritti e aiuti alla sopravvivenza. Mentre i migranti, al pari di qualsiasi altro cittadino straniero, possono essere accolti nel rispetto delle legislazioni nazionali di ingresso e permanenza.
Il problema è se L’Italia oggi può permettersi tutto questo.
Punto secondo: la insistenza di squilibri di genere così marcati non è sostenibile nel lungo periodo ed i recenti fatti di Colonia lo dimostrano. Per il momento si tratta di numeri limitati, ma il fenomeno è in evoluzione. I dati disponibili parlano chiaro: nel 2015 sono arrivate in Europa 442.421 persone tra migranti, profughi e rifugiati, ovvero il 70% in più dell’intero scorso anno, mentre in Italia le richieste di asilo in 12 mesi hanno registrato un incremento del 143%. La sproporzione tra il numero dei maschi e quello delle donne immigrati è enorme e questo dato non è sfuggito a chi studia a livello mondiale le questioni di genere, concordi nell’affermare che le società a forte predominio maschile sono meno stabili, più inclini a elevati livelli di violenza e di ribellioni.
Spiace proprio per questo che solo nei giorni scorsi i capigruppo del Consiglio provinciale hanno, a maggioranza, respinto la costituzione – richiesta da Urzì – di una Commissione speciale per approfondire, evitando semplificazioni demagogiche, il tema dell’accoglienza e dell’integrazione di cittadini stranieri, legato ovviamente alla drammatica attualità.
La maggioranza ha preferito evitare di doversi confrontare anche sui dati di cui sopra che costituiscono un elemento di allarme sociale che non può essere sottovalutato.