Francia: Avignone – Reine Jeanne, la città dei salafiti

 

Nella nuova moschea adiacente alla Reine Jeanne che drena i fedeli di diverse cittadelle, l’imam comincia condannando gli islamisti assassini … prima di dare loro l’assoluzione. La cittadella è conosciuta sia per il suo festival di teatro che per i suoi salafisti bellicosi. Però nei quartieri di Reine Jeanne, gli imam e i loro apostoli tengono quasi mezzo milione di persone sotto il clima di terrore dei loro sermoni fondamentalisti. Molti sono vinti dal proselitismo violento, altri tacciono.

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E ‘un caos di immobili grigi e opachi a 5 km dal centro di Avignone. Un quartiere chiamato “Reine Jeanne (Regina Giovanna)” a causa della sua vicinanza alla capitale del teatro. Ma qui non c’è nulla di regale, solo della miseria, della delinquenza … e grande quantità di islamisti radicali. Nel quartiere Regina Jeanne, li chiamano “wahabiti”. Questa corrente fondamentalista nata in Arabia Saudita forma una nebulosa solidamente organizzata, “soldati di Dio” o “cavalieri di Allah” sparsi in tutto il mondo e incaricati di reclutare dei jihadisti.

LA SEGREGAZIONE DEI SESSI E’ RISPETTATA: I SALONI DI PARRUCCHIERE PER DONNE SONO INACCESSIBILI AGLI UOMINI, I BAR SONO PIENI soltanto DI UOMINI.

Nel quartiere Reine Jeanne vi sono svariate migliaia d’abitanti che servono fedelmente i responsabili della moschea, importatori del salafismo. Sulla piazza, giovani motociclisti senza caschi bivaccano lungo i marciapiedi, le macchine sono posteggiate a caso, dei Quadras (una specie di teppisti) si esibiscono nelle loro auto luccicanti, prima di rientrare nei loro immobili degradati.

La maggior parte dei passanti si assomiglia: velo nero per le donne, pantaloni larghi all’afgana per gli uomini. La maggior parte porta la barba del credente, lunga ed in alcuni tinta con l’alcanna (quel colore rossiccio), come ai tempi del profeta. Si ha l’impressione di essere tornati indietro di 15 secoli. La segregazione dei sessi è rispettata: come i saloni di parrucchiera per donne sono inaccessibili agli uomini,  i Bar pieni di uomini, sono inaccessibili alle donne. Essi servono del caffè, del tè, della limonata… tutto tranne l’alcol.

“Benvenuti nella cittadella di Allah”, mi dice una voce ironica proveniente dalla terrazza di un caffè. Questo è la mia guida. Senza barba e senza la sua lunga vesta araba. Solamente una coda di cavallo sulla nuca e dei baffi alla Brassens (il cantante francese). La sua apparenza stona in questo paesaggio islamico. Hocine, vecchio giornalista algerino, fa parte di questi intellettuali arabi che si rifiutano di vivere sotto la Costituzione divina. Essi preferiscono Bacco ad Allah e snobbano gli integralisti. La sua storia spiega tutto: suo fratello è stato assassinato dagli integralisti durante la guerra civile algerina negli anni 1990. Egli è fuggito dal suo paese per salvare la vita, ironia della sorte: è alla Reine Jeanne che i servizi sociali francesi l’hanno sistemato quando è arrivato come rifugiato. Egli non sa più come fare “la rabbia è la mia sola arma contro questi pazzi di Dio” egli ammette.

Il Bar dove ci ritroviamo è calmo. Qualche anno fa, ci si incontrava con drogati e delinquenti. Il titolare era uno dei capi delle bande della cittadella. Egli è diventato un islamico, puro e duro, non taglia mai le unghie, porta una barba non curata fino a metà petto ed oscura i suoi occhi con l’ombretto (Khol dovrebbe essere quel prodotto che usano le donne). “Dio è venuto da me” spiega. Una notte ha sognato di essere morto e di aver incontrato Dio che gli ha parlato dell’inferno. L’indomani, egli ha scambiato i suoi jeans con il djellaba (la veste lunga araba). Sua moglie gli ha detto che era stato molto agitato per tutta la notte. Come tutte le volte che beve troppo.

UNA TASCA SALAFITA, UN’ENCLAVE CHE VUOLE VIVERE COME AI TEMPI DI MAHOMETTO.

Entriamo in una panetteria. “Due baghette e due dolci al cioccolato” chiede un cliente. Hocine riconosce questo accento algerino. E’ la sua vicina di casa dai bei capelli a boccoli. Da qualche settimana, non è più la stessa testa, niente petto, niente rotondità, E’ diventata un ombra galleggiante in un velo che copre tutta la sua sagoma. Più avanzo tra gli immobili, più io sono sbalordito. Una corte dei miracoli islamista, una tasca salafita, un enclave che vuole vivere come ai tempi di Mahometto. Panetteria, parrucchiere, custode d’immobili, adolescenti. Tutti (o quasi) ubriachi del Corano. E’ una mini repubblica islamica.

Come ci siamo arrivati? “E’ il risultato del lavoro del condizionamento che è stato portato in questa cittadella, come all’epoca del comunismo”, spiega Hocine. Egli mi mostra, lontano, un uomo seduto su di una panchina, un giovane colosso barbuto. E’ uno dei segugi della moschea. Quando l’Imam è assente, egli lo sostituisce per trasmettere la propaganda salafita. Mattino e sera, egli percorre le viuzze, interviene nei luoghi pubblici, s’infiltra nei matrimoni e bussa alle porte per predicare la sua versione del Corano. Egli è accompagnato da una decina di salafiti “Io ne ho incontrato uno in occasione di una veglia funebre”. Hocine conosce il defunto: un algerino morto di vecchiaia. Quella notte  il colosso salafita sedeva tra decine di persone che vegliavano il defunto. Egli ruppe improvvisamente il silenzio e si lanciò, come folgorato, in canti coranici punteggiati da dichiarazioni religiose. Egli assicura che la morte è “una fine terribile per quelli che vanno a conoscere l’inferno”, tutti devono dunque essere gli “schiavi di Dio”. I presenti ascoltano paralizzati. Il salafita ne approfitta. Hocine si alza, adirato. “E ‘opportuno affrontare questo tipo di soggetto, adesso? gli chiede. “quello che è inopportuno, è la vostra presenza qui” risponde il colosso.

Sono 10 anni che Hocine e il colosso si sfidano nel quartiere. Da quel giorno quando, nel supermercato, il salafita ha visto la bottiglia di vino che Hocine ha messo nel suo carrello. La sera stessa egli è stato l’oggetto di una vera persecuzione. L’Imam della Moschea e tre islamisti gli hanno fatto visita. “Tu dovresti smettere di bere. L’alcol è bandito nell’Islam. Dio l’ha detto, il profeta lo ha trascritto. E’ scritto nel Corano”. Risposta di Hocine: “Non è scritto nei miei libri,” “i tuoi libri?” “Proust, Zola, Hugo, Pagnol….” “chi?” “dei semplici mortali che pensano solo a loro stessi.” Hocine ha bestemmiato: egli preferisce lo spirito umano a la verità celeste. Dopo questo scambio, molti vicini di casa non hanno più osato rivolgergli la parola. Quando, a fine mese, il suo conto in banca è andato in rosso, nessun commerciante gli ha fatto credito. Poi ha scoperto che il suo nome è stato invocato durante le prediche dell’Imam, come simbolo della depravazione.” Hocine è l’empio.

UNA DONNA CHE NON SI VELA? PROVOCA

La pressione sociale viene utilizzata come mezzo di correzione. Ecco ciò che accade a chi va “contro il Corano” alla Reine Jeanne. Per costringerli a tornare sulla retta via, l’imam e i suoi accoliti personalizzano le critiche. Durante i sermoni, si fustiga, si criminalizza. Una donna che non si vela? Provoca. Un uomo che non consuma cibo halal? Ha preso un biglietto espresso per l’inferno. Quella vicina, divorziata, tre figli, che lavora tra gli uomini? Lei finirà per perdere la sua virtù. Occorre pertanto che si dimetta. Per non passare per una “ragazza facile” la sfortunata sceglie la difficile, i minimi sociali!

Alla Reine Jeanne, tutti sono sospettati di essere miscredenti. Anche il tabaccaio, il farmacista, medico. Il primo vende delle riviste che incoraggiano al “peccato carnale”; il secondo si rifiuta di spegnere la croce verde del suo negozio, la croce cristiana luce del diavolo! Il terzo passa “il suo tempo a spogliare le donne malate, non per ascoltarle, ma per giocherellare.” Ecco i discorsi.

Ma chi è questo imam che fa pioggia o il bel tempo in un quartiere della Francia? Nato in Marocco, egli non si ritiene Nè marocchino, né francese né arabo, né berbera. Solo musulmano. Un “fratello” tra i credenti. È arrivato in Francia nel 1980 per lavorare in agricoltura, è stato l’unico in grado di leggere e scrivere in arabo. Coloro che l’hanno frequentato parlano di un uomo che ha trascorso il suo tempo a leggere il Corano. Poi è scomparso. Dove è andato? Alcuni dicono che era alla Mecca. Si sarebbe convertito al salafismo. E’ al suo ritorno ha cominciato a predicare il wahhabismo in Vaucluse. Ha inoltre fondato l’Associazione Culturale Islamica che ha affidato la gestione ad uno dei suoi parenti. Questa era la sua strategia per stabilirsi nei quartieri: riempire lo stomaco e svuotare i cervelli.

Questo quartiere povero e popoloso non ha una moschea. Poi, con un socio, l’imam ha affittato un garage, ha acquistato dei tappetti di preghiera e si è messo a predicare il salafismo.. Una settimana dopo, i primi fedeli hanno rinunciato ai loro tappeti. Chi sono? Dei chibanis, dei vecchi. L’Imam li convertirà al wahhabismo? Questi anziani sono  profondamente tolleranti, celebrano l’Eid la mattina e Natale la sera. Parlano alle donne, autorizzano le loro figlie ad andare al lavoro. L’Imam li prende per gli extraterrestri dell’Islam che confondono Allah con lo Spirito Santo. Tanto vale cacciare altrove: tra i giovani “sbandati (beur)” con nessuna vera identità culturale e senza punto di riferimento.

L’IMAM è diventato il Don Chisciotte musulmano in Vaucluse. Egli ha un compito facile. A New York, nel mese di settembre 2001, le torri gemelle vanno in fumo. I musulmani vengono indicati con il dito. I musulmani si sentono stigmatizzati. Nelle città, i giovani non leggono i giornali, ascoltano le prediche. Nel quartiere Regine Jeanne, la moschea fa il pienone: la gente viene dalle città circostanti, Monclar, Croix des Oiseaux, Saint-Chamand. Tutti sono nella nebbia. Perché tanto odio contro i musulmani? Gli statunitensi bombarderanno un paese musulmano? Essi non avranno risposte. Ma l’imam coglie questa mania. “Ha agito come una volpe”, ricorda un uomo. “Invece di condannare, ha preferito far rivivere il vecchio odio. Ai giovani di origine algerina, ha ricordato la guerra, ai senegalesi, l’ingiustizia fatta ai tiratori scelti. Il suo unico obiettivo: dimostrare quanto l’Occidente odia l’Islam e quanto Dio lo detesta “L’imam è diventato il Don Chisciotte dei musulmani nel Vaucluse.

LO SCORSO 13 NOVEMBRE: GLI ATTENTATI ISLAMICI HANNO FATTO 130 MORTI A PARIGI. iO DECIDO DI RITORNARE ALLA REINE JEANNE.

Eppure, la veglia alla sera, nel “garage-moschea”, dove predica, egli evoca l’uccisione di Peter Kassig da parte di jihadisti dell’ISIS (Daech) pochi giorni prima. “I media non smettono di piangere queste morti quando migliaia di musulmani vengono uccisi ogni giorno …” grida, denunciando le “forze del male”. Egli parla di “occidentali che conoscono solo il linguaggio di ingiustizia, uccidendo migliaia di musulmani”. Il suo sermone trasuda odio. Sono sbalordito. Tanto più che il suo fanatismo non solleva un mormorio nella sala. Paura? Compiacimento?

Otto mesi più tardi, il 13 novembre: gli attentati islamici hanno fatto 130 morti a Parigi. Ho deciso di tornare nel quartiere Regine Jeanne (regina Giovanna), per cercare l’imam e i suoi segugi. Tra gli edifici tristi, ho scoperto che lo studio del medico è chiuso. Il chiosco dei giornali lo stesso. E ‘diventato un panificio. Voglio vedere Hocine, ma le sue persiane sono chiuse. “E ‘andato via da molto tempo, per salvare la sua pelle”, mi sussurra un vicino, sulla cinquantina, che è caustico quando descrive l’evoluzione dell’islamismo nel quartiere. “Ora stanno estendendo i loro tentacoli e per raggiungere Saint-Jean, il quartiere vicino. Questa è la seconda sorpresa. Gli islamisti vi hanno inaugurato un nuovo luogo di culto: nuovo, spazioso, con le vetrine fronte strada, due grandi porte aperte. Il posto è pieno di gente. I residenti di Regine Heanne-Regina Giovanna, gli agricoltori marocchini avvolti nel loro tradizionale djellaba , barbuti secondo la moda salafita … Uno di essi si distacca e mi sorride: “Noi ci conosciamo , Lei è già venuto ……….” Infatti. Questo è un subalterno dell’ imam, che amava usare la frusta per “far rispettare la feroce disciplina nella moschea”, modo di polizia virtù dei Talebani. “SI, non abbiamo il diritto di uccidere qualcuno … salvo che non sia colpevole. ”

C’è un nuovo imam, si chiama Hichem. Ma lui eccelle nell’arte della manipolazione. Nessuna dichiarazione apertamente odiosa. Davanti al pubblico di credenti, egli evoca “questi uomini che uccidono gli innocenti.” Oppure: “Chi uccide un Kofar [un infedele] fa del male ai musulmani. “Un tono apprezzato dai politici, dai giornalisti e dalla polizia. Un fedele indignato lo apostrofa: “Noi dobbiamo condannarli senza riserve, queste persone non sono musulmane! “La risposta dell’imam:” Sì, non abbiamo il diritto di uccidere qualcuno … salvo che sia colpevole. “Noi abbiamo capito: dare la morte rimane un’opzione per punire i colpevoli. Egli evoca “il Profeta, che non ha mai ucciso … tranne che in tempo di guerra.” Quelli che oppongono “l’Occidente ai paesi arabi”? Sì, “l’intervento delle forze occidentali nei paesi arabi” giustifica la rabbia dei musulmani. Dobbiamo rispondere a “l’ingiustizia fatta a coloro che muoiono nei paesi arabi a causa delle loro bombe occidentale.” In breve, gli stessi argomenti branditi dall’ISIS (Daech).

E continua: “Ci trattano da integralisti, ma che cos’è un integralista? Eh, che cos’è? Si tratta di qualcuno d’integro, qualcuno che rispetta la sua religione alla lettera, questo è tutto. “CQFD. Alla fine, ho chiesto di incontrarlo. “E ‘già andato a casa”, ha detto il “miliziano della virtù.” Mi presenterà un “altolocato”. Il vecchio imam è tornato in Marocco. “ecco il responsabile della moschea e della nostra associazione culturale islamica. “Egli si chiama Mimoun El-Khoury. Apprenderò che i servizi segreti lo seguono da molto tempo, perché sospettato di avere conoscenze con le reti delle cellule dormienti. Dopo gli attacchi di Parigi, la polizia è andata a perquisire la sua casa. Non hanno scoperto niente di compromettente … se non la bella somma di 80.000 euro. Eccolo: senza barba, senza djellaba. Solo un segno nero sulla fronte, prova della sua assidua partecipazione religiosa. Mi dà una prosa pomposa lavorata per i giornalisti. “Io sono un uomo utile per la mia comunità e per la Repubblica. Se io devo denunciare un terrorista, io non esiterò. «Che dire della tentazione di ridurre i suoi fedeli cristiani ed ebrei in cadaveri? Si rifiuta di parlare della diffusa islamizzazione delle città. Le mie domande gli davano fastidio, allora tace. Gioca di rimessa o si gira verso i suoi assistenti che mi servono senza senso, confusi. Giusto per dare una buona immagine, per allontanare i sospetti. Ho tagliato corto, questo è patetico, mi sento grossolanamente manipolato. Furioso, impotente, lascio la moschea.

Vado ad assistere all’opera di Avignone, una cerimonia musicale in memoria delle vittime del terrorismo, il 13 novembre. Osservo prima linea, i primi posti, il primo balcone … E questa è l’ultima sorpresa della giornata: non c’è un solo rappresentante della Moschea della Reine Jeanne-Regina Giovanna. Essi hanno declinato l’invito degli organizzatori. E chi ha detto no? “E ‘Mimoun El-Khoury, che ha dato l’ordine di non andare alla manifestazione, mi dice un fedele. Perché c’è la musica. Rachid “I salafiti prendono il potere nel servizio sociale” A la Reine Jeanne-regina Giovanna, Rachid aveva un fratello più giovane è caduto nel salafismo nel 2002, prima di morire di cancro nel 2011. Da sempre, Rachid ha fatto di tutto per aiutare questo quartiere, impegnare i giovani. Ma quando ha visto suo fratello cadere in questa oscurità, ha deciso, lui, l’assistente sociale molto attivo, di fondare un associazione sportiva.

Rachid è un musulmano praticante. E’ un francese, un uomo tollerante, gradevole. Un personaggio ricco, curioso, che apprezza il dialogo. E ‘anche giocatore di rugby. Uno sport che ha insegnato nella sua piccola struttura, l’Associazione gioventù energia avignonese alla Croix des Oiseaux. Un quartiere dove, dopo gli attacchi di Parigi, è stato arrestato un giovane che era in contatto con le reti islamiste in Belgio e in Siria. Ovviamente, è odiato dai fondamentalisti delle cittadelle circostanti. Essi avranno ragione dei suoi sforzi. Prendendo sempre di più l’influenza su queste popolazioni, le donne sono velate al 80%, e il 70% uomini con la barba e abbigliamento orientale, gli integralisti lo esortano a dimettersi nel 2002. La sua associazione è stata sciolta e il suo locale occupato da una miriade di associazioni religiose. La saggezza è la più radicale.

Secondo un vecchio fedele “internamente, i nomi dei responsabili sono disponibili come nei giorni del Profeta: Emir, etc. ». Ovviamente, Rachid non ci figura più. All’interno del corpo insegnanti (insegnano il Corano e arabo), essi esigono che le donne portino il velo. A poco a poco, il quartiere di Croix des Oiseaux diventa una piccola Mecca di Francia, come quelle del Pontet e della Rocade. In questo, si organizza anche un tribunale islamico … Dal canto suo, Rachid sempre detestato dai salafiti dei quartieri, vorrebbero un comitato di vigilanza contro questi abusi. Vorrebbe che i musulmani stessi decidessero di denunciarli. Egli si augura di essere ricevuto dal prefetto di Vaucluse prossimamente., D.A.A. Joseph Lardon 22:56 Joseph Lardon Purtroppo alcuni termini sono puramente dialettali e quindi ho dovuto cercare d’interpretarli.

Djaffer Ait Aoudia — — parismatch.com