UE, Bruxelles e Berlino vogliono il controllo dei media

Uno scontro fortissimo è in corso fra Polonia da un lato e Germania e UE dall’altro.

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Premessa: dall’autunno 2015 al governo in Polonia vi è il partito “Legge e Giustizia” (PiS) di Jarosław Kaczyński. Le elezioni sono state una debacle per i conservatori filo-europeisti ed in nuovo governo è definito “Populista”.

La Polonia è un paese di una certa rilevanza nella UE ed il cambiamento non è stato indolore. Il nuovo governo ha trovato un accordo immediato con quello Ungherese di Orban ed una buona intesa con i conservatori inglesi, ma , naturalmente, si è subito scontrato sia con Berlino sia con Bruxelles che, come si sa, considerano la democrazia essenziale solo quando persegue i loro interessi.

L’oggetto del contendere è la nuova legge sui media voluta dal governo di Varsavia. Questa norma, non ancora operativa e che deve passare sotto il vaglio di una delle due camere, prevede che il consiglio di amministrazione della Radio e della Tv di stato siano nominati dal Ministro delle Finanze, cioè dal governo.

Questo ha scatenato una serie di polemiche e di accuse fortissime al governo , democraticamente eletto, di Varsavia, di autoritarismo e di voler prendere il controllo dei media. Le accuse più dure sono partite da Bruxelles, dove il presidente del parlamento Schultz , socialdemocratico tedesco, ha accusato il governo polacco di “Agire come Putin” ed il commissario tedesco Oettinger , ha incolpato PiS di “Infrangere i valore comuni europei”.

Deutsche Soldaten demontieren einen polnischen Grenz-SchlagbaumTedeschi amichevolmente portano i valori europei in Polonia

La situazione è degenerata a tal punto che , da un lato, Junckers e la commissione hanno minacciato di “Sospendere il diritto di voto della Polonia”, misura mai presa in precedenza e che, per quanto prevista dai trattati, va chiaramente in una direzione antidemocratica, dall’altro il ministro degli esteri polacco ha convocato l’ambasciatore tedesco per stigmatizzare la durezza degli attacchi dei politici tedeschi.

Il tema dei media è molto importante: basterebbe mettere in luce come i media tedeschi abbiano tentato di nascondere gli eventi di capodanno prima che la loro enormità trapelasse in modo completo, ma, evidentemente, a Bruxelles il controllo governativo dà fastidio solo quando non in linea con i propri voleri (cioè , solitamente, quelli di Berlino): infatti nelle scorse settimane è entrata in vigore la nuova norma per la nomina del CdA Rai, che prevede, su 7 membri, due nominati dal Governo, due dalla Camera dei deputati (quindi, dato che ha la maggioranza, dal Governo), due dal Senato (da cui le forze governative non saranno assenti) ed uno dai sindacati. Inoltre l’amministratore delegato sarà di nomina governativa. In Italia avremo quindi un CdA controllato dal governo, nella migliore delle ipotesi, con 4 membri su sette. Attualmente la nomina del CdA è fatta dal Parlamento, tramite la commissione Rai. A questo controllo diretto dei mezzi di informazione statali, finanziati da tutti i cittadini , volenti o nolenti, tramite il canone, si accompagna poi il potere del governo sulla stampa grazie ai 120 milioni annui relativi ai fondi di finanziamento all’editoria e quello sulle TV private tramite il sistema delle concessioni. Quindi non bisogna stupirsi che i media italiani siano incredibilmente allineati con le posizione governative, ed i TG assomiglino a dei bollettini.

Però , nonostante tutto questo, non si è sentito un refolo di vento nei confronti delle decisioni italiane. nessuno ha parlato di “Violazione dei diritti fondamentali europei”, o ha paragonato Renzi a Putin. La verità è semplice: a Bruxelles ed ai padroni tedeschi interessa la libertà di stampa solo quando questa è diretta da loro. Qualsiasi voce non uniforme ai loro dictat è scomoda e da sopprimere in ogni modo.

Meditate gente, meditate.

Guido da Landriano — scenarieconomici

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