Il marocchino ucciso giovedì a Parigi mentre era in procinto di compiere un attentato in un commissariato viveva in un alloggio per richiedenti asilo nella tedesca Reklingenhausen. Secondo il domenicale del quotidiano tedesco Die Welt, che cita fonti della sicurezza, l’uomo era registrato in Germania sotto quattro nomi diversi. Aveva presentato richiesta di asilo con il nome di Walid Salihi.
L’uomo, racconta il magazine Der Spiegel, aveva disegnato l’emblema dello Stato Islamico sui muri dell’alloggio per rifugiati che gli era stato assegnato a Recklinghausen, e si era fatto fotografare davanti a questo simbolo mentre teneva in mano la bandiera del califfato. Per questo motivo le autorità lo avevano indicato come potenzialmente pericoloso, ma l’uomo era sparito a dicembre.
L’uomo aveva anche scontato un breve periodo di carcere in Germania per violazione della legge sulle armi, traffico di droga e altri reati, ha reso noto questo pomeriggio il direttore della polizia del Nord Reno Vestfalia, Uwe Jacob. Il ministro francese dell’Interno Bernard Cazenueve ha intanto chiarito che l’individuo è di nazionalità tunisina. Si ritiene, ha aggiunto, che abbia trascorso del tempo in Svizzera e in Lussemburgo prima di compiere l’attacco al commissariato nel primo anniversario dell’attentato a Charlie Hebdo. Grazie alle impronte digitali, i francesi avevano identificato l’aggressore come un uomo a cui era stato notificato un provvedimento di espulsione in Costa Azzura nel 2013 in seguito ad un furto. L’uomo non aveva documenti e dichiarava di essere marocchino. rainews.it/