“Quelle della Procura sono dichiarazioni avventate e inopportune”, che “delegittimano lavoro e funzione” del Gip. Così il presidente dei Gip di Palermo Cesare Vincenti e il suo vice Gioacchino Scaduto sul caso della ricercatrice libica Khadiga Shabbi. Il Gip non aveva convalidato il suo fermo per apologia di reato con finalità di terrorismo, ordinando il divieto di dimora per reato di opinione. “Siamo sconvolti – aveva commentato la Procura – è una misura inadeguata e contraddittoria”.
Terrorismo: libica fermata e scarcerata, ma per il Gip “gravi indizi”
Il giudice la scarcera, ma le indagini non si fermano su una ricercatrice della facolta’ di Economia di Palermo, una libica di 45 anni fermata domenica dalla Digos e accusata di istigazione e apologia di reato con finalita’ di terrorismo, con l’aggravante della dimensione transnazionale della condotta’; insomma, di fare propaganda per la jihad, anche attraverso Facebook, rilanciando i proclami di morte dell’Isis e di Al-Qaeda.
MAGISTRATI E TERRORISMO: comportamento strano di una casta strana
Su Khadiga Shabbi il gip sostiene che ci sono “gravi indizi”, ma non esisterebbe il rischio di fuga o di inquinamento probatorio. Con questa motivazione il giudice Fernando Sestito, non convalidando il fermo “per difetto dei presupposti di legge”, ha ritenuto sufficiente disporre solo l’obbligo di dimora, con il divieto di uscire da casa dalle 20 alle 7, respingendo la custodia cautelare in carcere – chiesta dalla Procura che ha adesso annunciato l’impugnativa del provvedimento – e disponendo l’immediata liberazione.
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