BERLINO – Si potrebbe scrivere: la signora Merkel getta la maschera, e dietro il volto sorridente “dell’accoglienza dei profughi” compare quello molto meno allegro del lavoro sottopagato per gli stessi profughi “accolti” in Germania.
Infatti, proprio all’interno dell’Unione tedesca di centro-destra (Cdu) – partito di cui il capo è Angela Merkel – si e’ aperto il dibattito sulla possibilita’ di accantonare il salario minimo per “agevolare e accelerare” il processo di “integrazione dei profughi” nel mercato del lavoro tedesco. In pratica, eliminando il limite minimo del salario (che si calcola su base oraria) le aziende tedesche potranno assumere manodopera a costi molto inferiori degli attuali, e quindi diventa molto più chiaro quale è stato il vero movente della strabiliante “apertura” della Merkel ai “profughi” in fuga dalla guerra in Medio Oriente.
In un nuovo documento programmatico riportato dal quotidiano “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, il Consiglio economico della Cdu scrive che “per evitare l’aumento della disoccupazione, accanto ad una vasta offerta di corsi di lingua e di formazione, bisognerebbe abbassare il livello dei salari iniziali”: ma per farlo, “si rende necessaria l’introduzione di una deroga al salario minimo e all’interno del contratto collettivo le parti sociali dovranno accordare un piu’ basso stipendio d’ingresso per i profughi”.
Il documento pubblicato dal più autorevole e diffuso quotidiano tedesco non dà adito a fraintendimenti: la Cdu vuole preparare il terreno all’uso di manodopera extracomunitaria a bassissimo costo ed equivalenti condizioni di vita, che con paghe da fame definire miserabili non è esagerazione.
E il membro del Consiglio direttivo della Cdu, Jens Spahn, ha gia’ dichiarato che l’arrivo di profughi non qualificati nel settore dei servizi richiedera’ la “revisione” del salario minimo.
Il governatore della Sassonia-Anhalt, Reiner Haseloff, chiede addirittura delle deroghe al minimo salariale per i soli “profughi”: secondo Haseloff, infatti, sarebbero necessarie soluzioni speciali e ulteriori flessibilizzazioni affinche’ anche le persone meno qualificate “abbiano la possibilita’ di partecipare al mercato del lavoro”.
Il presidente dell’organizzazione delle medie imprese, Carsten Linnemann, mette pero’ in guardia dalla “creazione di una sorta di mercato del lavoro straordinario per i profughi”: una situazione che incentiverebbe ancora di piu’ i migranti a lasciare i loro paesi alla volta della Germania per motivi economici. Ovviamente è una posizione pretestuosa, la sua. Infatti, il governo Merkel ha già chiarito in più occasioni che i “migranti per ragioni economiche” verranno tutti espulsi.
Redazione Milano – IL NORD
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