Riscaldamento globale? Fondo Verde per il clima: miliardi all’ONU e affari per lobby green

L’europarlamentare NCD La Via spiega senza mezzi termini che il compito della Cop21 di Parigi è quello di raccogliere fiumi di miliardi per il “Green Fund”, il Fondo Verde ONU per il clima, e per arricchire la lobby delle rinnovabili

Il Fondo verde per il clima è stato lanciato nel 2010 in occasione della 16a Conferenza degli stati contraenti la Convenzione sul clima (UNFCCC) a Cancún in Messico e organizzato più concretamente nel 2011 durante la conferenza sul clima di Durban. In sostanza il fondo si dovrebbe indirizzare ai Paesi in via di sviluppo che risultano particolarmente minacciati dal cambiamento climatico. A medio termine il Fondo verde per il clima dovrebbe gestire somme miliardarie a due cifre e diventare il più importante fondo climatico.

Obiettivo principale del Fondo è quello di aumentare la fornitura di finanziamenti climatici a lungo termine per i Paesi in via di sviluppo, all’interno di un contesto piu’ ampio in cui i Paesi industrializzati si propongono di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 con un mix di fonti pubbliche e private.

Oggi come oggi, non esiste alcun sostegno finanziario per aiutare i paesi poveri ad adattarsi agli impatti del cambiamento climatico. I paesi industrializzati hanno promesso di versare 100 miliardi di dollari all’anno al Fondo Verde per il Clima entro il 2020. Per coprire il divario sino ad allora, le nazioni in via di sviluppo hanno chiesto 60 miliardi di dollari in totale entro il 2015. La Gran Bretagna, la Germania e pochi altri paesi hanno promesso di contribuire con sei miliardi di dollari ma ciò non è vincolante. In base al Percorso di Doha i paesi si sono accordati per ulteriori negoziati entro il 2013.

Diversi paesi stanno ancora polemizzando sul potere che dovrà avere il fondo verde delle Nazioni Unite per aiutare i paesi in via di sviluppo a combattere il cambiamento climatico. Gli Stati Uniti e alcuni altri paesi vogliono che la Banca Mondiale abbia un ruolo centrale nella gestione del fondo, ma altri paesi in via di sviluppo e gli ambientalisti sono invece contrari, affermando che l’ente non ha le giuste credenziali ambientali. Un’altra questione è stata sollevata da alcuni paesi ricchi secondo cui il settore privato dovrebbe essere la principale fonte finanziaria per il clima, mentre i governi non riescono a destinare sufficienti fondi pubblici nelle attuali condizioni economiche.

Nonostante la crisi economica, l’Unione europea onora gli impegni presi a livello internazionale per la lotta ai cambiamenti climatici. I ministri delle Finanze dei paesi europei, infatti, hanno deciso di mobilizzare risorse per ulteriori 2,34 miliardi di euro da destinare a interventi volti alla riduzione delle emissioni e per l’adattamento ai cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo.

Fonte: lta.reuters.com; cooperazioneallosviluppo.esteri.it

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