Contrasto alla radicalizzazione e lotta all’estremismo (islamico) violento nella regione del Sahel-Maghreb. Sono questi i principali obiettivi del nuovo progetto pilota lanciato a Bruxelles da Unione europea e Nazioni Unite. A portare avanti l’iniziativa – finanziata grazie a uno stanziamento di 5 milioni di euro da parte dell’Unione – sarà l’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (Unicri).
Per una durata di quattro anni, il progetto promuoverà “attività di deradicalizzazione” nella regione grazie al coinvolgimento della società civile: organizzazioni non governative (solite Ong mangiasoldi, ndr), vittime del terrorismo, mass media, associazioni culturali, donne e organizzazioni giovanili saranno infatti partner chiave nella realizzazione delle attività.
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“L’estremismo violento non si ferma ai confini. La cooperazione tra Europa e i Paesi della regione è fondamentale per contenere questa crescente minaccia”, spiega il direttore responsabile del Vicinato Meridionale della Commissione europea, Michael A. Koehler. “Abbiamo bisogno di un approccio olistico per rispondere ai fattori che possono portare alla radicalizzazione delle persone e al loro coinvolgimento nei gruppi terroristici. Questo è uno dei quattro pilastri della strategia europea contro il terrorismo”.
Non c’è, per il direttore dell’Unicri, Cindy J. Smith, “un’unica e semplice soluzione per fermare le migliaia di persone che si uniscono ai gruppi dell’estremismo violento. Ma noi crediamo che le armi più efficaci contro il terrorismo siano lo sviluppo e lo stato di diritto, e il nostro migliore alleato sia la società civile”. ansamed