Benvenuti nella nuova era del petrolio “leggero”. Un’era, avverte Goldman Sachs, in cui il prezzo dell’oro nero potrebbe scendere addirittura a 20 dollari al barile. Non è lo scenario più probabile ma, senza una diminuzione delle forniture (che a livello globale oggi superano abbondantemente la domanda), è plausibile.
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Non a caso gli analisti della banca hanno anche abbassato sotto i 50 dollari il prezzo medio al barile previsto per l’anno prossimo. In mancanza di un taglio della produzione da parte dell’Organizzazione dei Paesi esportatori sarà lo stesso surplus di greggio, affossando i prezzi, a portare una naturale correzione. Molti produttori non-Opec, come quelli dello scisto statunitense, hanno infatti costi di estrazione molto più alti e dovranno inevitabilmente tagliare le attività.
La domanda a questo punto è quando si tornerà al punto di equilibrio: secondo l’Agenzia internazionale dell’energia la produzione di petrolio non-Opec crollerà di 500 mila barili al giorno l’anno prossimo. A quel punto la domanda sarà tornata a crescere e il mondo busserà nuovamente alla porta dell’Opec. Nel frattempo, però, gli impianti di stoccaggio sono stracolmi.