Rovigo “sciopero delle impronte”, clandestini rifiutano di farsi identificare

Immigrazione, da Rovigo rimbalza la notizia dello “sciopero delle impronte”, il Coisp: “Ma in realtà non è una novità, anzi è storia vecchia che si ripete ovunque. Ma noi non vogliamo e non possiamo certo usare la forza”

polizia_profughi

“Fa ancora incredibilmente notizia, come fosse una rarità, quello che è stato battezzato ‘sciopero delle impronte’, e cioè il rifiuto categorico da parte dei migranti giunti in Italia, di farsi fotosegnalare. Ma questa, invece, è una storia vecchia che si ripete ovunque ed al di là delle chiacchiere di qualcuno che ha parlato di metodi efficaci per gli Operatori delle Forze dell’Ordine che potrebbero procedere comunque come per magia ai riconoscimenti, la verità è che se uno o più soggetti non intendono collaborare e non si fanno fotosegnalare l’unica maniera per procedere sarebbe usare la forza, ma nessuno di noi vuole né può farlo. Di fronte a tutto questo siamo completamente impotenti…

Hai voglia a snocciolare anatemi come stanno facendo in altri Paesi che ci accusano di essere in malafede e di non identificare i profughi volutamente. Se poi nei folti gruppi di ‘scioperanti’ vi siano malintenzionati, delinquenti, terroristi, assassini, stupratori e così via, lo scopriremo solo quando, magari, avranno portato a compimento i propri propositi illeciti, e sarà troppo tardi, ma non per i soliti commenti ipocriti di chi fingerà sconcerto ed indignazione”.

Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, dopo le ultime notizie, giunte questa volta da Rovigo, relativo al cosiddetto “sciopero delle impronte”. È il fenomeno, ormai quasi di massa, legato ai sempre più numerosi profughi che rifiutano di sottoporsi all’identificazione mediante il rilievo dell’impronta digitale. La Polizia del capoluogo veneto, come spiegato dai media, ha “ritenuto di non procedere a forza, anche a tutela dei propri uomini”. La mancata identificazione viene infatti punita con la semplice denuncia a piede libero. Molti migranti rifiutano di farsi identificare nella speranza di varcare il confine, per poi presentare la richiesta d’asilo in un altro Paese europeo, evidentemente più gradito. E questo evidentemente consci, anzi sicuri, di riuscire a cavarsela, e di poter lasciare le Questure senza che nessuno possa trattenerli.

“E’ assolutamente indispensabile – conclude Maccari – che tanto i riconoscimenti quanto la verifica dei presupposti necessari per la richiesta di asilo vengano effettuati prima che i migranti sbarchino in massa sulle coste italiane, e questo una volta di più considerato quanto bassa sia la percentuale di persone che poi ottengono effettivamente lo status di rifugiato, ed a quante venga invece negato – davvero tantissime – dopo un periodo che però, fra una pronuncia e l’altra dell’Autorità, si protrae per un tempo intollerabile. Un tempo in cui queste migliaia di persone possono andare dove gli pare e lo fanno, proprio come quelli che non si sono fatti identificare e che sono veri e propri fantasmi che si aggirano sul territorio”.

COMUNICATO STAMPA COISP