Diciannove donne, la più piccola aveva 14 anni, sono state giustiziate a Mosul, in Iraq, dagli uomini del Califfato Islamico, perché si erano opposte alla pratica della “jihad sessuale”. Erano state rapite, infatti, tempo prima ed erano tenute ostaggio nella roccaforte dell’Isis perché facessero sesso con i miliziani. La notizia dell’esecuzione di massa è stata data dal portavoce del Partito democratico curdo iracheno della città, Said Mimusini.
Sarebbero migliaia le donne sequestrate dai miliziani dell’Isis nei villaggi che conquistano per essere vendute o regalate ai combattenti del Califfato. Le aspetta un futuro di stupri e botte.
La maggior parte di queste prigioniere, alcune delle quali hanno anche appena 14 anni, appartengono alla comunità degli yazidi, antico gruppo etnico curdo con sede nel nord dell’Iraq, o sono di religione cristiana.
Secondo una recente indagine delle Nazioni Unite sulla tratta del sesso messa in piedi dall’Isis “le ragazze vengono vendute come barili di petrolio” e possono essere acquistate da sei uomini diversi. A rivelarlo a Bloomberg lo stesso inviato Onu sul campo, Zainab Bangura: “A volte i combattenti richiedono alla famiglie delle ragazze rapite migliaia di dollari di riscatto”. Altre, invece, finiscono in una sorta di asta degli schiavi a Raqqa, in Siria, dove vengono vendute al miglior offerente. tgcom24