Tagli alla sanità: dai test genetici alle Tac, giro di vite su 180 prestazioni

Odontoiatria pubblica da riservare ai ragazzi sotto i 14 anni e ai pazienti economicamente disagiati; stretta sui test genetici, sugli esami di laboratorio e sulle prestazioni ad alto costo: in particolare Tac e risonanze magnetiche agli arti, oltre che l’Rmn con mezzo di contrasto per la colonna vertebrale. Sono i punti su cui si concentrerà la definizione dei criteri prescrittivi per 180 prestazioni sanitarie (su 1.700 presenti nel nomenclatore), con l’obiettivo di ridurre i costi della sanità pubblica. Una ‘rivisitazione’ al centro del decreto che il ministero della Salute dovrà adottare entro 30 giorni dall’entrata in vigore del Dl enti locali. Ad elencarli Renato Botti, direttore generale della Programmazione del ministero, dopo l’incontro fra il ministro Beatrice Lorenzin, i sindacati e la Federazione degli Ordini dei medici, avvenuto in contemporanea all’approvazione del decreto. Un confronto che il ministro ha definito “proficuo” e che, sempre secondo la responsabile della sanità, ha permesso di sgombrare il campo dalle molte incomprensioni che hanno accompagnato l’iter del Dl Enti locali e legati proprio alle misure sull’appropriatezza prescrittiva. “Non abbiamo nessuna intenzione di usare la scure o di mettere in discussione la prevenzione o la tutela della salute. Le misure saranno condivise con i medici”, ha detto il ministro .

Nel merito della norma in preparazione, Botti ha sottolineato che il sistema sanitario punta come sempre ad offrire prestazioni di comprovata efficacia e che, in questo caso, verranno introdotte le indicazioni sulle condizioni necessarie perché il paziente abbia diritto alla prestazione. Per quanto riguarda l’odontoiatria, il dirigente ha evidenziato che in realtà si tratterà solo di uniformare i criteri, poiché già oggi le prestazioni odontoiatriche vengono garantite ai ragazzi under 14 e alle persone in particolari condizioni economiche. “Nessuno impedisce alle Regioni che vogliano offrire di più di farlo – ha precisato Botti – ma questo ovviamente non riguarda le Regioni in Piano di rientro”. Quanto invece ai test genetici, questi esami “hanno avuto un grosso sviluppo, ma sono stati spesso posti a carico del Ssn quando non erano necessari”, ha puntualizzato, sottolineando che l’indicazione sarà solo per specifici sospetti. Anche su Tac e risonanze saranno messi ‘paletti’ solo nei casi in cui questi esami si considerano eccessivi rispetto alle evidenze scientifiche. In tema di esami di laboratorio, infine, saranno previsti soltanto per specifici sospetti diagnostici.

“Nessuno – ha spiegato ancora Lorenzin – negherà una Tac necessaria, come qualcuno ha detto. Quello che abbiamo tentato di fare è limitare le distorsioni, non certo la prevenzione. Vogliamo evitare di fare il copia-incolla di un elenco di prestazioni che non servono”. Con una più stringente appropriatezza prescrittiva “puntiamo su misure di buon senso, non a fare gli sceriffi”, ha aggiunto Lorenzin ricordando che la strada che si vuole percorrere è quella prevista dal Patto della Salute: “Ciò che viene risparmiato deve essere reinvestito in sanità”. Per Lorenzin, è importante non agire con la logica dei tagli – “il Fondo sanitario non si può più tagliare”, ha ripetuto ancora una volta – ma attuando una spending review che però non sarà fatta “non con l’accetta”.

“Abbiamo incontrato i medici – ha proseguito il ministro – perché per far funzionare l’appropriatezza prescrittiva il sistema deve essere da loro condiviso. Il cittadino deve essere in grado di conoscere ed essere informato. Nessuno impedirà che, di fronte a una malattia grave, si faccia un esame. Ciò su cui ci concentriamo sono piuttosto questioni che riguardano il costume” e non c’è nessuna volontà di mettere in pericolo la salute e la prevenzione, ha continuato Lorenzin, sottolineando che se il medico decide di dare indicazioni differenti lo può fare: “Basta che lo motivi”.

Il tema della medicina difensiva, ovviamente, emerge con prepotenza in questo contesto. Lorenzin ha ribadito quindi l’impegno del suo ministero a contrastare un fenomeno che costa caro al sistema sanitario nazionale e incide fortemente sull’appropriatezza prescrittiva. “Abbiamo avuto – ha annunciato – il report conclusivo della Commissione Alpa”, il gruppo di lavoro sulla medicina difensiva, presieduta da Guido Alpa, che ha fornito indicazioni per un intervento deciso contro il problema. Il dossier sarà consegnato nei prossimi giorni alla Commissione Affari sociali della Camera, che da tempo lavora sulla responsabilità professionale. “Vogliamo che le misure sull’appropriatezza ‘viaggino’ insieme alle norme su medicina difensiva. E abbiamo intenzione di arrivare ad una conclusione entro la legge di Stabilità”, ha detto Lorenzin spiegando che in Commissione Affari sociali si potrebbe presto arrivare a un testo unico.

Tra le indicazioni contenute nell’ampio report: la distinzione tra medico dipendente e libero professionista in caso di presunto errore (la responsabilità dovrà essere di ambito contrattuale per i primi, extracontrattuale per gli altri); l’inversione dell’onere della prova, che al contrario di quanto accade oggi, dovrà prevedere che sia il paziente a dimostrare l’errore e non viceversa; la definizione nei codici di una fattispecie ad hoc per la colpa medica.