Fondi destinati a finanziare l’attività terroristica nascosti dietro attività di finta carità. Il finanziamento del terrorismo presenta “capacità mimetiche” che “rischiano di nascondere la reale entità della minaccia e di far ritenere il sistema legale immune da illecite strumentalizzazioni”.
A renderlo noto è la Banca d’Italia che ha diffuso il rapporto dell’Unità di Informazione Finanziaria. Rispetto al riciclaggio, il finanziamento del terrorismo presenta “caratteristiche peculiari che incidono sulla sua individuabilità: le somme necessarie per le esigenze organizzative e operative non sono in genere di ammontare elevato; i fondi hanno tipicamente una provenienza lecita e il loro utilizzo per finalità illecite viene dissimulato attraverso attività imprenditoriali o caritatevoli di facciata; il trasferimento delle risorse avviene attraverso circuiti diversificati di tipo sia formale sia informale”.
A partire dal 2014, i drammatici attentati e le azioni di guerra in diverse aree del Medio-Oriente, dell’Africa e del nostro continente “hanno radicalmente mutato lo scenario di riferimento della minaccia proveniente dal terrorismo internazionale”. Si è di fronte, secondo la Uif, a un “fenomeno nuovo in cui organizzazioni terroristiche controllano territori e ne sfruttano le risorse finanziarie, naturali, artistico-archeologiche, umane; i gruppi terroristici locali hanno stretti collegamenti, sul piano ideologico, operativo e finanziario, con le organizzazioni madri ma emerge anche un sistema molecolare, in cui i componenti hanno autonomia e capacità di auto-attivazione”. askanews