di Giuseppe PALMA
Da quando Alexis Tsipras ha annunciato il referendum popolare sull’ultimatum lacrime e sangue imposto alla Grecia dalle Istituzioni creditrici (UE, BCE e FMI), i giornaloni e i media di regime (sia italiani che di tutti gli altri Paesi dell’UE) hanno messo in campo una vile difesa acritica in favore del SI, facendo emergere la loro totale adesione all’austerità imposta dall’apparato eurocratico! Medesimo discorso dicasi per i partiti social-democratici e popolari di tutta Europa. In Italia, ad esempio, dal Partito Democratico a Forza Italia si è levata una voce unica: “Tsipras ha sbagliato ad indire il referendum, quindi i cittadini greci votino per il SI” (che a mio parere significherebbe imporre al popolo ellenico altra austerità insostenibile). Il tutto contornato dalla “democratica” decisione delle Istituzioni creditrici di bloccare ogni tipo di aiuto finanziario alla Grecia a partire dal 1° luglio, costringendo il premier Tsipras a chiudere le banche e a fare controllo sui capitali: l’Europa ha proprio un bel concetto di democrazia e di solidarietà!
Ricordatevi i nomi di tutti quelli che oggi sono contrari al referendum greco o che hanno dichiarato che voterebbero SI: torneranno utili quando diranno che vogliono riformare i Trattati dell’UE e la moneta unica, oppure quando si presenteranno in campagna elettorale proponendo un’altra Europa e la fine delle misure di austerità! Teneteveli bene a mente!
Ciò premesso, in queste settimane è stata diffusa un’altra BUFALA, vale a dire quella che se la Grecia uscisse dall’Euro l’Italia perderebbe circa 40 miliardi! E’ una menzogna! Nemmeno Goebbels sarebbe arrivato a tanto.
Ecco come stanno veramente le cose.
La nostra esposizione complessiva nei confronti della Grecia è di circa 39 miliardi di euro, ma è totalmente falso affermare che l’Italia perderebbe una cifra così alta in caso di Grexit. E vi spiego nel dettaglio il perché. Di questi 39 miliardi di euro:
- circa 27,2 miliardi sono stati versati dall’Italia nei fondi salva-Stati (FESF, successivamente sostituito dal MES);
- circa 10,8 miliardi sono prestiti bilaterali, cioè quelli elargiti da Stato a Stato;
- infine abbiamo circa 385 milioni (poca roba) di Titoli di Stato ellenici nel bilancio delle banche italiane.
Sia nel caso in cui la Grecia restasse nell’Euro, sia nel caso ne uscisse, i 27,2 mld di euro l’Italia non li rivedrà mai più in quanto confluiti in un fondo (FESF e MES) gestito direttamente dall’UE. A tal proposito è bene precisare che il fondo salva-Stati (FESF, successivamente sostituito dal MES) è un fondo finanziario europeo per la stabilità finanziaria dell’intera zona euro. Fu creato sia per emettere prestiti sia per acquistare titoli sul mercato primario e secondario in favore dei Paesi che si trovassero in maggiori difficoltà, con il fine di assicurare loro assistenza finanziaria. Ciò detto, il denaro confluito in questo fondo – proprio per le ragioni per cui fu costituito – non potrà in nessun caso essere restituito, sia che la Grecia resti nell’Euro sia che torni alla sovranità monetaria! Un’eventuale uscita di Atene dalla moneta unica esporrebbe pertanto l’Italia – allo stato attuale – al rischio di “perdere” circa 11 mld di euro (10,8+0,385) e non 40 come viene erroneamente (e in mala fede) diffuso a tamburo battente in TV e sui giornali in queste settimane!
Tuttavia – per onestà intellettuale – è bene ammettere che un’uscita della Grecia dall’Euro non è affatto semplice, come ho già spiegato in un altro mio articolo (http://scenarieconomici.it/povera-grecia-esempio-di-come-leuro-non-puo-funzionare-di-giuseppe-palma/). La Grecia, avendo fatto ricorso ai fondi salva-Stati (e ai prestiti del FMI), ha un debito pubblico che per circa il 72% non è più sottoposto alla sua giurisdizione, a differenza invece dell’Italia il cui debito pubblico è per circa il 97% regolato dalla giurisdizione nazionale. Ricordate il principio della Lex Monetae? Non lo ricordate? Male! Rileggete questo mio articolo: http://scenarieconomici.it/la-lex-monetae-come-uscire-dalleuro-senza-farsi-alcun-male-di-giuseppe-palma/
Ciò detto, chi fa “terrore mediatico” equiparando l’eventuale Grexit ad una eventuale uscita dell’Italia dalla moneta unica, o è un cretino o è in mala fede!
Tutto ciò premesso e alla luce di quanto sopra argomentato, invito politici, giornalai e professoroni da strapazzo (per non dire a libro paga del Vero Potere) a non fare cattiva informazione!
La tempesta degli spread nel 2011, che costò all’Italia – in termini di servizio del debito – appena 5 miliardi di euro in più rispetto all’anno precedente, produsse la caduta di un Governo democraticamente eletto e l’imbroglio della nomina di Mario Monti a senatore a vita prima e a Presidente del Consiglio dei ministri dopo! Evitiamo che un eventuale Grexit produca la base giustificativa (la scusa) per un inasprimento della pressione fiscale, per prelievi forzosi sui conti correnti, per l’introduzione di ulteriori sistemi giacobini di accertamento fiscale o per porre ulteriori limiti all’utilizzo del denaro contante.
Sono convinto che – e non temo smentite – qualunque sia l’esito del referendum greco l’apparato eurocratico approfitterà di questa crisi per chiedere (imporre) ancora “più Europa”! Una follia dietro l’altra! Voglio proprio vedere come faranno Renzi, Hollande e Tsipras a convincere la Merkel, Schäuble e Juncker che la BCE deve diventare una prestatrice di ultima istanza e che quindi – per evitare altre crisi – è necessario che garantisca e finanzi l’intero ammontare dei debiti pubblici di tutti gli Stati della zona euro! Illusione pura! E non venitemi a fare la lezioncina sul Quantitative Easing: l’iniezione di liquidità posta in essere da Mario Draghi dovrà essere garantita per l’80% dalle Banche Centrali di ciascun Paese, che Banche Centrali non sono visto che tutti gli Stati dell’Eurozona non hanno più sovranità monetaria, con la conseguenza che tutto ricadrà pesantemente su cittadini e imprese, i veri prestatori di ultima istanza! E diciamole queste verità!
La criminale strategia mediatica dell’UE, ben supportata dagli Stati membri, è già a buon punto! Teniamo alta la guardia prima che sia portata a termine la “soluzione finale”!
L’unico pertugio (molto stretto) perché l’Unione Europea inizi un vero percorso di svolta è rappresentato, al momento, da una netta vittoria del NO al referendum di domenica in Grecia, che non è un referendum sull’Euro (come ha più volte precisato Tsipras) ma sulle pesanti misure di austerità contenute nell’ultimatum imposto al popolo greco dalle Istituzioni creditrici. Ciò detto, ulteriori conseguenze non sono al momento seriamente preventivabili, anche perché la linea dura e pura della Germania impedisce di pensare ad un’Europa diversa da quella del rigore e dell’austerità cui siamo abituati negli ultimi anni!
Giuseppe PALMA