La stretta usuraia e la dittatura totale: eliminare il denaro contante

L’articolo che segue, pubblicato sul giornale on line www.lavocedinewyork.com, è di Massimo Costa, docente di  Economia aziendale all’Università di Palermo, che scrive per tentare “di far conoscere – come possibile – retroscena istituzionali, economici, sociali e politici avendo come unica bussola solo la libertà e il nostro interesse comune (“bonu statu e libirtati” dicevano i nostri Padri nel Vespro)”

Eliminando la moneta contante tutto il potere sarà delle banche. La Bce ci dice che chi deposita i soldi in banca non è ‘proprietario’ dei soldi, ma ‘creditore’. Morale: se la banca sarà in difficoltà, li userà per ripianare propri debiti con i soldi dei cittadini. Per non parlare del blocco dei conti correnti per motivi ‘politici’. Magari per punire gli anti-europeisti

Qualcuno troverà strano che prendiamo le difese di una delle cose più demonizzate dei nostri giorni: addirittura il contante: che battaglia antistorica, reazionaria! Ed in effetti difendiamo una cosa che, nei fatti, si è già praticamente estinta. Oggi il contante corrisponde a meno del 3 % della moneta in circolazione, un errore statistico, ed è “moneta legale” solo in via molto teorica, perché già in Italia il suo uso è inibito al punto da essere praticamente vietato, soprattutto per i tagli alti. E perché la crociata contro il contante è ormai al suo epilogo. Da alcuni Paesi avanzati viene la notizia che fra poco sparirà del tutto.

E allora perché dobbiamo difenderlo, addirittura restaurarlo, il giorno che sarà del tutto abolito? Eppure sembra che ci siano molte buone ragioni per farlo sparire: i costi di gestione (per le banche, sì, ma a livello sistemico…), i rischi di falsificazione, le attività illecite, l’evasione, il riciclaggio, persino l’igiene. Sembra che, abolito il contante, si sarà traghettati tutti in un mondo migliore. Eppure vi dico che esistono molte buone ragioni per tollerare queste devianze (che avverrebbero comunque, con altri mezzi) e combatterle con mezzi investigativi tradizionali, e tenersi il contante. Si può fare, e il mondo sarebbe più equo e migliore.

Di seguito diamo alcuni buoni motivi per difendere, anzi per restaurare, l’uso del contante.

Oggi i cittadini, le famiglie, le imprese, persino gli Stati, hanno ancora nel contante l’unica possibilità di usare la moneta legale, cioè pubblica, per fare qualunque tipo di pagamento. Altrimenti devono usare la moneta bancaria che è privata. Non è che non esista una moneta dematerializzata legale e pubblica. Esiste. Sono le riserve presso la Banca centrale. Ma, chissà perché, questa moneta la possono usare solo le banche tra di loro. I comuni mortali no. Nel momento in cui aboliamo il contante, aboliamo definitivamente il valore legale della moneta pubblica e la appaltiamo al 100 % ad un cartello di banche private. Vi pare equo?

La moneta privata emessa dalle banche, quella che usiamo nei conti correnti, nella carte ricaricabili, ed in ogni altra forma di moneta dematerializzata, è creata on a lending basis, cioè facendo indebitare qualcuno, cioè creando debito, pubblico o privato che sia. In tutto il mondo occidentale funziona così: una banca accredita un conto corrente (creando moneta dal nulla) e in cambio concedendo un prestito. Vero è che, tra di loro banche, quel conto corrente resta un debito di moneta legale della Banca centrale,  ma non per noi. Quindi se non vogliamo fare sparire la moneta dal sistema dobbiamo per forza indebitare tutti gli operatori i quali dovranno, alla fine di tutti i circuiti produttivi, restituire tutta la moneta in circolazione più addirittura un interesse. Com’è che i sistemi occidentali non esplodono?

Ci sono vari espedienti. Intanto se il sistema è in surplus, come le economie del Nord Europa che esportano più di quello che importano, il denaro che manca può venire dall’estero. Ma, a livello globale, non può essere che sono tutti in surplus. Poi c’è da dire che le banche vogliono indietro solo l’interesse e una piccola parte del capitale, rinviando il rimborso del restante capitale con un altro prestito/emissione monetaria. Insomma, per quanto sostenibile nel breve periodo, un sistema totalmente privato di emissione della moneta genera debito in modo cancerogeno. E poi si dirà che “siamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità”, che si deve tagliare la spesa pubblica (mai però quella per interessi passivi, che c’entra?), che si devono inasprire le tasse, e così via. Vi ricorda qualcosa? E, soprattutto, vi pare sostenibile un sistema siffatto?

Si dice che l’abolizione del contante comporta la totale emersione del nero e l’eliminazione definitiva dell’evasione fiscale. Un paradiso. Come dice la pubblicità, se tutti pagano le tasse, ne pagano tutti di meno. C’è un vizio nascosto, però, in questo ragionamento. Si dà per scontato che lo Stato, paternamente, tragga le tasse da un Paese per erogare servizi e nulla più. Una volta erogati i servizi il Fisco sarebbe certamente moderato. Si ignora che le persone che agiscono per conto dello Stato, dovunque, tanto nelle democrazie quanto nelle dittature, sono portatrici di interessi propri, cioè – detto facile – dirottano la spesa pubblica in quel che serve per gestire il consenso o anche solo per mangiarsela loro.

La Scienza delle finanze insegna come si può trarre il massimo da un sistema economico senza danneggiarlo e tenendo conto delle aspettative razionali dei consociati. Uno Stato che si vedesse onnipotente nei confronti dei propri cittadini siete proprio così sicuri che userà questa onnipotenza per diminuire il carico fiscale? La tentazione di prelevarvi tutto, ma proprio tutto, con mille tecniche, sarebbe troppo forte, lasciandovi ad un livello maltusiano di sopravvivenza (forse, se sono intelligenti, ma ne dubito). Se lo Stato sa tutto, ma proprio tutto, di voi, vi toglierà tutto: ragionandoci, è semplicemente la cosa più naturale e razionale che potrà accadere e che, in un certo senso, sta già accadendo. La frase andrebbe riletta in questo modo: se tutti pagassero le tasse ne pagheremmo tutti di più.  Vi sentireste più sicuri in questo mondo?

Ancora sull’evasione. In un mondo in cui solo il 3 % della moneta è contante, la grande evasione non avviene più con il “nero”, ma con la contabilità. Quella non la colpiamo mai. Ma, andando a vedere la piccola evasione, lì dentro c’è evasione vera (il grande professionista che non versa le tasse), ma anche evasione di necessità (quanti piccoli artigiani o professionisti marginali chiuderebbero se dovessero fare emergere tutto il loro lavoro?). Uno Stato efficientissimo che fa chiudere un milione di artigiani e piccoli professionisti o imprenditori, o che li porterebbe a livello di sussistenza tale da impedire loro qualunque forma di investimento e di innovazione, avrebbe forse appagato un nostro bisogno di equità? Insomma, farebbe bene alla nostra economia?

Altro problema da non sottovalutare è quello della privacy. Chi controlla i portafogli controlla tutti gli aspetti della vita di un individuo. Può proporgli il genere di merci che sa che questi compra spesso; lo può inseguire con piani di accumulo e altre forme di stalking finanziario. Molti, ingenuamente, dicono: “Io non ho nulla da nascondere”. Ma per quale ragione dobbiamo mettere dentro le nostre famiglie una “scatola nera” che registra ogni movimento, sia pur minimo? Non vi spaventa un po’ questo controllo globale? Il vostro bisogno di sicurezza ha annientato a tal punto il vostro diritto alla riservatezza e, in ultima analisi, alla libertà?

Poi c’è il diritto di proprietà sui depositi, che è assai controverso. Il Governatore della Banca centrale europea (Bce) ha chiarito recentemente che, in caso di difficoltà della Banca, i correntisti non sono “proprietari” del denaro depositato, ma solo “creditori”, e quindi corrono in pieno il rischio di credito. In altre parole, se un Paese, come la Grecia di oggi, domani chissà l’Italia, ieri Cipro, ha problemi finanziari, magari anche solo per operazioni speculative andate male alle banche, pagano… i correntisti, con una decurtazione percentuale dei loro depositi. E del resto la tentazione è fortissima.

Quei vostri soldi, sono solo un “campo” in un “record” nel computer della banca. Basta fare click e quei soldi diventano di un altro. Perché non cercare mille scuse per farlo? Senza arrivare all’insolvenza, ci sono le commissioni e altre mille diavolerie per spostare questo vostro credito nel patrimonio netto della banca. Potrebbero fare lo stesso con le banconote e le monete che conservate nel vostro portafoglio? Rifletteteci. Finché c’è, anche minima, questa alternativa, ci sarà un po’ di paura ad esagerare, perché potrebbe venir meno la fiducia nelle banche e si potrebbe fare la corsa agli sportelli. Ma quando ciò sarà vietato per legge chi li fermerà più?

Poi c’è il rischio “politico”. Abbiamo già assistito a ritorsioni e sanzioni per le quali taluni conti sono stati “confiscati”, “congelati”. Certo, il Sig. Rossi dirà sempre: “Io non ho nulla da temere”, quelli sono dittatori e simili. Ma gli piacerà vivere in un sistema in cui, magari con motivazioni apparentemente nobili, uno Stato Leviatano potrà decretare la morte sociale di un suo cittadino bloccandogli semplicemente tutte le carte? Magari solo perché oppositore? Poi magari si troveranno le giustificazioni liberaldemocratiche adatte: era razzista, euroscettico, omofobo, maschilista… Non vi spaventa un tantino un mondo di questo tipo? Avete tutta questa fiducia nella giustizia e nelle liberaldemocrazie al punto da dormire sonni tranquilli?

E infine l’Uovo di Colombo: le commissioni sulle transazioni. Immaginate un gruppo di amici che fa una partita a poker. Se la fa usando denaro contante, alla fine ci sarà chi ha vinto, chi ha perso, ma alla fine il denaro che essi avevano complessivamente sarà lo stesso. Se invece decidessero ad ogni mano di pagarsi con un Pos: ad ogni mano quello che vince dà un po’ della sua vincita alle banche… Si può dimostrare matematicamente che se si facesse durare opportunamente la partita, il denaro si azzererebbe e avrebbero perso tutti. 100 euro o 100 dollari in contanti che girano, valgono sempre cento euro o cento dollari. La stessa cifra, in moneta bancaria, a ogni giro perde qualche euro o qualche dollaro, fino ad azzerarsi del tutto. Oltre al costo del debito, le banche trattengono il costo della transazione. E se ancora non esagerano è solo perché c’è il contante come “possibilità” alternativa, per quanto resa sempre più difficile da governi compiacenti al sistema bancario. Il giorno in cui il bancomat sarà l’unica moneta legale, magari inserita sottopelle alla nascita come dicono i “complottisti” (ai quali sin qui non ho voluto dare mai conto, ma che da qualche tempo…), chi potrà fermare l’avidità delle banche?

E allora? Si torna indietro alla carta e al metallo? Non del tutto e non necessariamente. Mi emetta la banca centrale carte ricaricabili, capienti sino a 5.000 euro, usabili senza limiti per ogni transazione (se non quella dei 5.000 euro stessi), al portatore, quindi completamente anonime, e senza interessi o commissioni su ogni transazione, e io non avrò più nulla in contrario all’abolizione del contante. In alternativa la commissione, modesta, tipo 1 %, vada allo Stato che in cambio toglie l’Iva o la riduce al 3 %. Gli incassi sarebbero comunque tracciati anche se non si conosce il compratore. I traffici illeciti sarebbero comunque facilmente identificati. Con questa moneta potremmo rapidamente sostituire tutta la moneta privata con moneta pubblica e senza interesse, dove le banche avrebbero solo il compito di gestirla e di sollecitarne la creazione dalla Banca centrale prendendola a prestito per le loro operazioni attive. E si lasci comunque un po’ di moneta fisica per motivi “politici” e “culturali”. E’ bene che i cittadini “vedano” e “tocchino” un po’ di moneta e non solo che sappiano della sua esistenza virtuale. Serve a marcare l’appartenenza alla cittadinanza e quindi a cementare la società, perché no?, anche per mezzo delle immagini coniate sul metallo o stampate sulla carta moneta, sempre che queste non si riducano ad anonime costruzioni architettoniche come nell’euro (ma che sono, muratori? Ops, che gaffe!).