Grecia: Germania e BCE studiano un “golpe” per un default senza uscita dall’euro

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La Stampa riporta che la Germania e la BCE stanno discutendo un ‘Piano B’, che comporterebbe la sostituzione del governo guidato dal primo ministro greco Alexis Tsipras con un esecutivo tecnocratico e permettere alla Grecia di fare default senza lasciare la zona euro, “con l’introduzione di una sorta di mini assegni ad uso interno, combinato con «piano umanitario», un programma di emergenza della Ue, che scongiurerebbe un prevedibile collasso delle banche e garantirebbe aiuti per la popolazione”.

Alla domanda sul recente rimpasto della squadra negoziale greca, Varoufakis ha detto al settimanale tedesco Die Zeit: “Sono ancora responsabile per i negoziati con l’Eurogruppo. ”

Le incognite legate a questo piano sono pesantissime, anzitutto quelle politiche, tanto che non si può escludere che Tsipras preferisca piuttosto tornare alla dracma che farsi commissariare o spodestare. ma la cosa inquietante è che neanche questo preoccupa più molti politici e banchieri centrali: «Siamo tutti consapevoli – racconta una fonte autorevole tedesca – che si tratta di un Paese importante, anche dal punto di vista geopolitico. Ma deve passare il concetto che per far parte dell’euro ci sono delle regole che devono essere rispettate. Soprattutto: se dopo questo estenuante muro contro muro, la Grecia esce dall’euro, molti pensano che le cose potrebbero andare meglio».

Il premier ellenico ha minacciato di far sottoporre a referendum un eventuale accordo in cui il governo si vedesse costretto a fare concessioni ben oltre il suo programma elettorale. Syriza ha promesso di evitare il ripetersi della spirale di austerità di bilancio e recessione, che imputa ai passati piani di correzione concertati da precedenti governi con l’Ue. Il tutto però mentre lo Stato greco resta a corto di liquidità.

Dopo lo scoglio di maggio Atene deve restituire quasi altri 1,6 miliardi entro giugno, sempre al Fondo in più rate. A luglio poi dovrà rimborsare altri 465 milioni sempre all’istituzione di Washington, ma soprattutto dovrà onorare oltre 3,5 miliardi di euro in titoli di Stato di cui la maggioranza posseduti dalla Bce. E se non dovesse rispettare questa scadenza l’istituzione monetaria la taglierebbe subito fuori dal sistema di liquidità di emergenza, ovvero l’ultima fonte di finanziamenti che di fatto è rimasta disponibile.