I profughi? Sono persone sequestrate e poi vendute ai trafficanti

 

I trafficanti di uomini che organizzano i viaggi dei profughi che tentano di raggiungere l’Europa ‘comprano’ gruppi di profughi (con quali soldi?) da altre organizzazioni criminali operanti in Africa, che li avevano precedentemente sequestrati e poi venduti. Capito perché li fanno salire sui barconi sotto la minaccia delle armi?

profughi

E’ uno dei retroscena emersi dall’operazione ‘Glauco 2’ della Polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Palermo, che oggi ha portato all’arresto di 14 trafficanti, mentre altri dieci sono riusciti a sfuggire al fermo perché in Libia. Tra i capi dell’organizzazione criminale spiccano Medhanie Yehdego Mered e Ermias Ghermay, operanti sul territorio africano tra il Centro Africa, in particoare in Etiopia, Sudan, Eritrea e la Libia, “rivestendo il ruolo di capi e promotori del sodalizio, provvedevano ad organizzare dapprima la rotta terrestre dei migranti per consentire loro di raggiungere le coste del Mediterraneo dove gestivano i luoghi per la loro concentrazione, anche vigilati da guardie armate, nei pressi di Zwarah e di Tripoli”, scrivono i magistrati nel provvedimento di fermo. Da qui, in seguito, organizzavano dietro compenso le traversate via mare “per raggiungere la Sicilia, nonché mettevano i migranti in contatto con i loro referenti sul territorio italiano per organizzarne la ricezione in Sicilia ovvero la fuga dai centri di accoglienza per poi aiutarli, dietro ulteriore pagamento, a raggiungere i paesi del Nord Europa individuati quale meta finale dal migrante”.

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Ermias Ghermay Gestiva una rete tra Mineo e Catania, dove era conosciuto dalla comunità eritrea locale. «Lo avevamo avvisato: stai esagerando. Lui ci minacciò, tirò fuori un mazzo di soldi e ci disse: “Qui la vita funziona così”». Il centro per richiedenti asilo sarebbe stato usato da Ghermay anche come base per tenere sequestrati i migranti, in attesa che i parenti pagassero il riscatto per la loro libertà.

immigrati

«Ghermay andava a prendere i migranti –  scrive meridionews.it che arrivavano a Messina, a Pozzallo, a Siculiana, con mezzi propri o noleggiati. E li faceva entrare al Cara di Mineo, anche se non avevano alcun diritto a stare là. Li teneva sequestrati, fino a quando non arrivavano soldi dall’estero».

preghiera islamica al centro di Mineo
preghiera islamica al centro di Mineo

Ruolo importante quindi quello di  Asghedom Ghermay, operante in Sicilia, “rivestendo il ruolo di organizzatore del sodalizio, che provvedeva ad intrattenere i contatti con i trafficanti operanti in territorio africano al fine di organizzare la ricezione dei migranti che giungevano in Sicilia, anche mettendoli in contatto con i loro parenti e provvedendo a recuperare le somme di denaro per il successivo viaggio verso i paesi del Nord Europa individuati quale meta finale dal migrante, previa organizzazione della fuga dai centri di accoglienza e di tutte le attività logistiche”. Incluso “il trasporto e gli eventuali soggiorni per il viaggio in territorio europeo, dietro pagamento di una cifra oscillante tra I 250 ed i 1.000 euro a seconda del tipo di “servizio” offerto”.

Centro immigrati Mineo, con palme e climatizzatori
Centro immigrati Mineo, con palme e climatizzatori

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Quanto all’Italia, il relatore speciale ha preferito glissare sugli scandali che coinvolgono la gestione dei centri di accoglienza dei migranti a Roma. “Il tema non rientra nel mio mandato”, ha detto.