“Non mi pento di nulla non ho commesso reati. Non ho partecipato a nessun pestaggio, non ho spaccato capocce (teste, ndr), c’erano altri poliziotti dentro la Diaz.
Ma a quelli del mio reparto hanno dato il marchio dei torturatori”. E ancora: “Entrerei mille e mille volte alla Diaz perche’ l’operazione e’ stata ineccepibile.
Poi c’e’ la verita’ processuale. Invece noi la verita’ la aspettiamo da 15 anni.
Torture? Non lo so, io non le ho viste altrimenti sarei intervenuto. Ma so che il numero dei ‘refertati’ e’ incongruo con il numero di persone fermate dal VII nucleo. I feriti erano di piu’. Ho assistito a tutta l’operazione, non abbiamo ferito le persone come poi e’ venuto fuori. Noi con le violenze non c’entriamo, non abbiamo spaccato le teste. Lo rifarei, ma ci hanno inc…. perche’ gli unici identificabili eravamo noi e servivano dei responsabili”.
Come un fiume in piena, Fabio Tortosa (poliziotto, ex appartenente al VII Nucleo Celere) parla a La Zanzara su Radio 24. E’ il poliziotto che ieri ha ‘postato’ su Facebook un commento in relazione all’accaduto nella scuola Diaz di Genova nel luglio 2001 in occasione del G8. “Sono orgoglioso di aver fatto parte del VII Nucleo della Celere che entro’ alla Diaz, ci rientrerei”, dice Tortosa.
Aggiungendo che “alla Diaz c’erano altri poliziotti in borghese e coi fratini della Polizia”. Vuol dire che c’erano altri agenti che non appartenevano al vostro nucleo, chiedono i conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo?: “Si’, era pieno. In borghese oppure con i fratini della Polizia. Armati in situazione di ordine pubblico“.
E alla domanda se siano stati loro a commettere le torture e le violenze, il poliziotto spiega: “Vi racconto cosa e’ successo. Quando siamo entrati dovevamo effettuare il fermo di tutti gli occupanti che poi dovevano essere identificati da altri, da altri uffici della polizia. Un appartenente alla Polizia di Stato aveva segnalato la presenza di black bloc, il nucleo piu’ duro che aveva impegnato le forze dell’ordine.
Il cancello della Diaz era chiuso, lo abbiamo forzato e poi abbiamo forzato il portone d’ingresso. Nessuno dormiva, hanno raccontato bugie. Abbiamo trovato una resistenza dentro la scuola, gia’ dalle finestre piovevano degli oggetti. Obiettivo era partire dall’ultimo piano e portare tutti i fermati all’interno della palestra, un’operazione durata meno di sei minuti. Poi ci hanno ordinato di uscire”.
Lei ha picchiato?: “Non e’ la parola giusta. Abbiamo usato il manganello, certo, ma all’interno delle regole. E per sconfiggere la resistenza, fermare le persone e radunare i 93 occupanti nella palestra. Poi per l’identificazione sono rimasti altri agenti per un’ora dentro la Diaz”. E i responsabili delle violenze sugli occupanti chi sono?: “Non lo sapremo mai. Sono molto arrabbiato per quello che e’ successo dopo il nostro ingresso, ma io non ho commesso nessun reato”.
Poi Tortosa dice che prima del G8 c’erano persone “che avevano dichiarato guerra all’Italia e alle forze dell’ordine dicendo che avrebbero violato la zona rossa.
Casarini (uno dei leader del movimento antiG8, ndr) andava arrestato per quello che ha detto, in altri Paesi lo avrebbero arrestato prima”.
Al poliziotto viene chiesto perche’ abbia scritto ‘Carlo Giuliani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sottoterra’, e lui risponde “Perche’ noi siamo stati trattati come torturatori e colpevolizzati, mentre vedo che intitolano un’aula della Camera a Carlo Giuliani. E’ uscita fuori la pancia, di questo mi posso scusare, ma bisogna tenere conto di quello che abbiamo passato”.
Tortosa un fascista, uno di destra?: “No, no. Pensate che alle ultime elezioni ho votato Pd“. Infine Tortosa dice di essere d’accordo “con l’identificazione dei poliziotti col numero di matricola sulla divisa. Sono d’accordissimo ma prima ci vuole chiarezza sulle regole di ingaggio. Opporsi alla violenza o vincere una resistenza e’ una cosa troppo vaga, ci possono essere mille interpretazioni”. agi