La pagine facebook non fanno male ed anzi consentono alla gente di sfogarsi in modo innocuo. Inoltre dovrebbero essere un termometro, per i nostri politici (chiusi in una bolla iridata), al fine di compendere il grado d’insofferenza raggiunto dai cittadini.
La maggior parte degli italiani è ormai costretta a vivere come i castrati in recinto. I politicanti imputati, indagati, condannati, ladri e corrotti li hanno privati delle loro risorse, del lavoro, dei loro risparmi, del piacere di possedere una casa, della serenità di una passeggiata tranquilla senza essere borseggiati, rapinati (quando non pestati) e soprattutto della dignità.
Come se questo non fosse sufficiente, dice Armando Manocchia, hanno pure rincarato la dose vietando il sacrosanto diritto di lamentarsi. Non puoi dire che gli immigrati delinquono altrimenti sei razzista. Non puoi dire che preferisci la famiglia naturale altrimenti vieni bollato come omofobo. Non puoi dire che la Boldrini è una donna futile e inutile altrimenti ti ritrovi la Digos a casa pure se hai 89 anni compiuti e ti reggi in piedi per scommessa.
Non puoi dire, se sei donna, che te ne strafreghi di essere uguale agli uomini perché non ti è mai passato per la testa di guidare un’autospurgo, un’autogru, di armeggiare con un black & decker o di andare fare l’ingegnere su una piattaforma petrolifera.
Non puoi dire, se sei uomo, che te ne strafreghi di stirare una camicia, di candeggiare la tovaglia antica della zia Camilla, di passare l’ottonil sulle maniglie o di stendere la cera che lo splendore sotto la porta si riflette da qui a Kabul.
Non puoi dire che la declinazione gender ti pare UNA CAGATA PAZZESCA, che accusare di sessismo la pubblicità ti sembra una boiata (quando le nostre strade offrono spettacoli di prostituzione ben peggiori) e che a Conchita Wurst preferisci 1000 volte Megan Fox.
Politici, avete rotto le palle!! Basta con questa dittatura del pensiero unico, avete esagerato, state aizzando le masse alla rivolta con le vostre stronzate, con le tasse, con la miseria che ci avete imposto e con tutto il resto. Toglietevi le fette di prosciutto dagli occhi. Siete voi gli artefici di ogni cosa che accadrà, suicidi compresi. Almeno lasciateci in pace, lasciateci dire. Osservate il malessere che dilaga. E trovate rimedio, subito! O prima o poi gli schiavi romperanno le catene.
«Claudio Giardiello Criminale o Eroe?». È una delle pagine Facebook create oggi, dopo la sparatoria al tribunale di Milano in cui hanno perso la vita tre persone (il giudice fallimentare Fernando Ciampi, il legale della persona che ha sparato, l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani e Giorgio Erba) e altre due sono rimaste ferite.
Uno dei post sulla pagina è molto chiaro e descrive un’insofferenza convidisa da molti italiani: «Sicuramente gesto forte ma pensiamo alla situazione dietro a quest’uomo, tagliuzzato da uno stato che vuole solo fregarti le tasse, messo in croce con continui processi e condanne, sicuramente derubato di tutti i suoi beni materiali e per finire hanno tentato di metterlo pure in gabbia». … «Non voglio assolutamente giustificare il suo gesto ma riflettiamo su quanti Claudio Giardiello ci sono in Italia per colpa di uno stato strozzino, con situazioni simili pronti ad esplodere».
Altre pagine sulla stessa falsariga sono «Claudio Giardiello Vittima dello stato» e «Claudio Giardiello». Pochi fan, per ora, ma questo dovrebbe preoccupare chiunque abbia un po’ di cervello.
Armando Manocchia @mail