Afghanistan: adolescente violentata costretta a sposare il suo stupratore

tuprata dal marito di una cugina prima che compisse 16 anni, resta incinta, viene incarcerata per adulterio, esce di prigione graziata dal presidente, ma alla fine e’ costretta a sposare il suo aguzzino per salvare il buon nome della famiglia e soprattutto “comprare un futuro” per la figlia.

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E’ la storia agghiacciante, ma tristemente comune in Afghanistan, di Gulnaz. Gli eventi, come racconta la Cnn, risalgono al 2009 ma la rete di Atlanta stigmatizza che “nonostante i miliardi di dollari spesi, questa e’ la situazione dei diritti delle donne” nel Paese. Il violentatore, divenuto marito, ha acconsentito che la moglie venisse intervistata proprio per dimostrare che lui ha fatto la cosa giusta in base alla morale afghana. “Se non l’avessi sposata, non sarebbe potuta rientrare nella societa’, i suoi fratelli non l’avrebbero accettata indietro”, mentre “adesso non ha nessun problema”, ha spiegato Asadullah. Una versione in parte smentita da Gulnaz, che proprio a causa della decisione di sposarlo ha litigato con i fratelli, ma ha ‘salvato’ la figlia. “Non volevo rovinare la vita di mia figlia o rimanere senza aiuto cosi’ ho acconsentito a sposarlo”, ha spiegato. I fratelli, pero’, “si sono opposti e mi hanno detto di prendere mia figlia e andare a vivere con loro in Pakistan”.

Invece lo ha sposato, e “loro mi hanno disonorata, non vogliono vedermi di nuovo”, ha ammesso la giovane donna, rivendicando la scelta. “Ho rotto i rapporti con la mia famiglia solo per comprare un futuro a mia figlia”, ha spiegato Gulnaz. E la stessa violenza ormai e’ un passato lontano del quale non vuole piu’ parlare, ridimensionandola. “Non ci penso piu’ – ha affermato – non ho problemi con lui adesso e non voglio pensare ai problemi del passato, la mia vita va bene, sono felice, vado avanti”.

Ancora piu’ netto Asadullah, convinto che “ora lei e’ con me e sa che non e’ stata cosi’ grande come l’avevano dipinta”. Una “prigioniera del suo ambiente”, come ha sottolineato il suo avvocato di allora, Kimberley Motley, ricordando che alcuni attivisti cercarono di farle ottenere il visto per andarsene all’estero con la bimba ma alla fine prevalsero quanti, “dentro al governo”, volevano mettere a tacere questa storia secondo i costumi tradizionali. “Le venne ripetuto in continuazione che ne’ lei ne’ la figlia sarebbero state protette se non si fosse piegata alle loro pressioni per sposarlo”, ha raccontato il legale. “Come giovane, non educata, madre single senza il sostegno della famiglia, sarebbe stata una battaglia in salita per Gulnaz e la figlia”. agi