26 nov. – La Corte di giustizia europea ha bocciato il sistema delle supplenze utilizzato nella scuola statale italiana definendola “contraria al diritto dell’Unione”. “Il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non e’ giustificato”, si legge nella nota della Corte di Lussemburgo. “La normativa italiana non prevede alcuna misura che limiti la durata massima totale dei contratti o il numero dei loro rinnovi”, inoltre “la normativa italiana non prevede alcuna misura diretta a prevenire il ricorso abusivo a una successione di contratti di lavoro a tempo determinato”.
La sentenza della Corte segue un ricorso presentato da Raffaella Mascolo e Carla Napolitano e altri colleghi assunti in istituti pubblici come docenti e collaboratori amministrativi in base a contratti di lavoro a tempo determinato stipulati in successione. Si tratta di casi di supplenti che hanno lavorato per almeno 45 mesi, seppure non necessariamente in modo continuato, per un periodo di 5 anni.
Ora 250mila precari della scuola “possono chiedere la stabilizzazione e risarcimenti per due miliardi di euro, oltre agli scatti di anzianita’ maturati tra il 2002 e il 2012 dopo il primo biennio di servizio e le mensilita’ estive su posto vacante”. Cosi’ l’Anief, l’Associazione professionale sindacale che definisce “storica” la sentenza Ue e annuncia ricorsi per l’applicazione del principio della parita’ di trattamento impugnando i decreti di ricostruzione di carriera che riconoscono solo parzialmente il servizio pre-ruolo, come la tabella di valutazione dei titoli dei servizi delle domande di mobilita’.
Anche Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil chiede al governo “l’immediata attuazione alla sentenza stabilizzando tutti i precari e non solo quelli iscritti nelle graduatorie a esaurimento” e annuncia che il sindacato “non si fermera’ qui”, anzi, la sentenza “rafforza le ragioni dello sciopero generale del 12 dicembre”.
“La sentenza e’ destinata a fare da apripista e dare una speranza alle centinaia di migliaia di precari che da anni coprono posti vacanti facendo funzionare le scuole, gli enti di ricerca, le universita’ e tutte le pubbliche amministrazioni”. Per il portavoce dei Cobas Pietro Bernocchi “sara’ molto difficile sfuggire a una pesantissima condanna europea”, mentre per il Codacons la sentenza “spiana ora la strada a una valanga di ricorsi”. (AGI) .