Propaganda pro eutanasia, inno alla morte di una recluta “attivista”

eutanasia

 

11 ottobre – Ormai anche i bambini dell’asilo (ma non gli adulti idioti) hanno capito che, quando una notizia viene strombazzata su tutti i grandi media fino alla nausea, corredata di video e richiesta di denaro, non si tratta affatto di una notizia, ma di propaganda.

Premettiamo che non vogliamo intraprendere qui alcuna discussione pro o contro l’eutanasia, ritenendolo un argomento molto privato e delicato. Vorremmo però mettere in risalto il mezzo di convincimento utilizzato per “sensibilizzare” le masse e dirottare il loro pensiero verso determinate scelte, piuttosto che altre.

“Ho un cancro, morirò dopo il compleanno di mio marito”, dice Brittany Maynard, una donna americana di 29 anni che ha deciso di morire a Portland il 1 novembre. “Non sono una suicida – dice la signora perfettamente ammaestrata- me ne andrò pacificamente in camera da letto con mio marito a fianco”. E già qui si cerca d’inculcare, nelle menti fragili di chi ascolta, che procurarsi la “dolce morte” e suicidarsi siano due cose completamente diverse.

Nel video di propaganda (che nel momento in cui scriviamo ha 6.284.944 visualizzazioni)  non potevano ovviamente mancare la madre e il marito dell’aspirante suicida, ambedue consapevoli e rispettosi della scelta, come se la poveretta fosse in partenza per girare un film a Hollywood. Difatti sono accuratamente scelti gli ambienti, il giardino, il soggiorno con il libro verticale vicino alla lampada, la camera da letto e le foto che scorrono, dall’album di nozze alle vacanze, anche se non si capisce proprio cosa c’entrino con la scelta dell’eutanasia, ma hanno sicuramente la valenza scenica a cui si mira.

Per confermare la determinazione ferrea nella sua decisione, Brittany racconta anche che, da San Francisco dove viveva, si è dovuta trasferire a Portland perché, per ottenere i farmaci che le permetteranno una morte “pacifica e indolore”, deve essere residente in Oregon.

Incredibilmente, dopo aver girato il video per l’associazione ‘Compassion & Choices‘ che si occupa di eutanasia, e dopo aver messo in scena tutta la propaganda mediatica, Brittany afferma: “Non voglio convincere a nessuno a fare la mia stessa scelta, ma la mia domanda è: chi ha il diritto di decidere per me e decidere che devo soffrire per settimane o per mesi?”.

Per di piu’, sfruttando il caso mediatico di Brittany,  è stato anche aperto un sito di raccolta fondi, intestato a Compassion and Choices, per aiutare chi vuole “morire con dignità”, come se la morte naturale non fosse piu’ dignitosa e coraggiosa del togliersi la vita, con annesso spot pubblicitario, per il timore – che comunque comprendiamo e non critichiamo – di affrontare il momento che segue.

Dopo aver scelto la ‘dolce morte’, la donna ha detto di sentirsi “molto più serena” e ha quindi concluso: “Auguro ai miei concittadini americani di non doversi mai trovare di fronte ad una scelta del genere. Morirò pacificamente nella camera da letto con mio marito a fianco”. Cioè come quasi tutte le donne del mondo che hanno un marito.

Intanto numeri drammatici arrivano dal Belgio e si parla di “Eutanasia senza freni“.

Cinque casi di eutanasia al giorno. È il nuovo, impressionante dato record registrato in Belgio, che con 1.816 casi nel 2013, pari a 150 al mese (ovvero 5 al giorno), ha fatto regi- strare un aumento addirittura del +26,8% rispetto al 2012. Due anni fa erano state registrate, infatti, 1.432 casi di eutanasia.

È quanto merge dal rapporto sulla morte procurata anticipato ieri dalla stampa belga e che dà la misura di quanto il controllo sull’applicazione della legge approvata nel 2002 (che fece del Belgio il primo Paese al mondo a legalizzare la tragica pratica) sia ormai sfuggito di mano. Dei 1.816 ca- si, la stragrande maggioranza è di origine fiamminga (80%), un pò più della metà (53,5%) riguarda la fascia d’età 70-90 anni, il 21% i 60-70 anni, il 7% gli over 90 mentre sono il 15% gli under 60.

Il recente allargamento ai minorenni dell’accesso all’eutanasia (Belgio: approvata l’eutanasia dei bambini) fa prevedere un’ulteriore, rapida espansione dei numeri.