Il martirio di 30 francescani uccisi dai partigiani comunisti nel 1945 in Bosnia

Martiri-di-Siroki_Brijeg

di Vincenzo Merlo

4 ottobre  – Nel giorno di San Francesco ricordiamo il martirio di trenta francescani assassinati dai partigiani comunisti nel 1945 in Bosnia.

I Martiri di Siroki Brijeg: i Frati Minori Francescani uccisi a Siroki Brijeg (Boznia-Erzegovina) il 7 febbraio 1945

Medjugorje, piccolo villaggio della Bosnia-Erzegovina, è conosciuto da tanti fedeli cattolici, soprattutto italiani, per le (presunte, ndr) apparizioni mariane … Ai tanti pellegrini che affollano il villaggio può capitare di visitare, nelle vicinanze del paesino, il santuario di Siroki Brijeg, titolato alla Madonna Assunta in Cielo, santuario che costituisce l’autentico vessillo religioso dell’Erzegovina, riconosciuto anche al di fuori dei confini della piccola regione.

Quel monastero, vero e proprio scrigno della storia e delle memorie del popolo croato di Erzegovina, fu teatro, il 7 febbraio 1945, di una delle più efferate stragi commesse dai partigiani comunisti locali, eccidio rimasto indelebile nella memoria della gente del luogo nonostante tutti i tentativi, anche violenti, delle autorità comuniste di far dimenticare l’episodio. Il complesso, comprendente il santuario, il convento, una scuola e una chiesa dedicata alla Madonna Assunta in cielo, era stato costruito nel 1846 (durante la dominazione turca), grazie alla dedizione di dodici francescani originari dell’Erzegovina e provenienti da Kresevo, in Bosnia. Subito iniziarono anche i lavori per edificare il monastero e successivamente un edificio da adibire a seminario.

Nelle vicinanze edificarono un centro scolastico che comprendeva anche una scuola ginnasiale ove i frati insegnavano alle giovani generazioni della Bosnia-Erzegovina.Venne pure costruita una casa per tutti quelli che venivano da lontano per frequentare la scuola. Così, il luogo divenne un centro culturale cristiano ed il santuario si trasformò in un simbolo per l’Erzegovina; per questo motivo un gruppo di partigiani comunisti decise di distruggerlo dalle fondamenta, al fine di sradicare dal cuore del popolo la fede cattolica e la benevolenza e la riconoscenza verso i frati francescani.

Arrivati a Siroki Brijeg alle tre del pomeriggio del 7 febbraio 1945, i partigiani trovarono nel monastero trenta religiosi, alcuni dei quali erano professori nel ginnasio adiacente il santuario. I comunisti hanno detto: “Dio è morto, Dio non c’è, non c’è, il Papa, non c’è la Chiesa, non c’è bisogno di voi, andate anche voi nel mondo a lavorare”. Con minacce e bestemmie cercarono di persuadere i frati a lasciare l’abito religioso, ma essi risposero: “Noi siamo religiosi, consacrati, non possiamo lasciare il nostro abito religioso”. Allora, un soldato arrabbiato prese il Crocifisso e lo buttò a terra. “Ecco – disse – adesso potete scegliere la vita o la morte”. Ogni frate, dopo essersi inginocchiato e aver baciato Gesù, stringendo la Croce sul petto, disse come San Francesco: “Tu sei il mio Dio, il mio Tutto”. Testimoni oculari, tra i quali alcuni militari che facevano parte del plotone d’esecuzione, hanno successivamente raccontato che i frati andarono incontro alla morte pregando e cantando le litanie della Madonna.

Uno di quei soldati è rimasto scioccato dal comportamento eroico dei frati. Lui ha raccontato: “Fin da bambino, nella mia famiglia, ho sempre sentito dalla mamma che Dio c’è, Dio esiste. Al contrario, Lenin, Stalin, Tito avevano sempre affermato e fatto di tutto per inculcare in ciascuno di noi: Dio non c’è, non esiste! Quando le circostanze della vita mi hanno portato a trovarmi di fronte ai martiri di Siroki Brijeg e ho visto come quei frati hanno affrontato la morte, pregando e benedicendo i loro persecutori, chiedendo a Dio di perdonare le colpe dei carnefici, allora mi sono risuonate chiare la parole di mia madre e ho pensato: la mia mamma aveva ragione, Dio c’è, Dio esiste!” Quel soldato, oggi, è convertito ed ha un figlio sacerdote e una figlia suora.Terminata l’esecuzione i loro corpi furono cosparsi di benzina e bruciati. Non paghi di questo, i partigiani oltraggiarono e cancellarono la scritta sulla pietra invocante Dio e la Madonna, posta sopra l’ingresso del convento e distrussero la biblioteca contenente circa 150 mila volumi, che documentavano le tappe della storia e delle sofferenze del popolo croato di Erzegovina.

I martiri di Siroki Brijeg Fra Bruno Adamcik, di 37 anni; Fra Marko Barbaric, di 80 anni. Quel 7 febbraio 1945 giaceva a letto ammalato di tifo. Gli ufficiali comunisti ordinarono di portarlo fuori, trasportandolo su una coperta. Quindi fu ucciso e buttato nel fuoco assieme agli altri confratelli; Fra Jozo Bencun, 76 anni; Fra Marko Dragicevic, 43 anni, professore di greco e latino; Fra Miljenko Ivankovic, 21 anni; Fra Andrija Jelcic, 41 anni; Fra Rudo Juric, 20 anni; Fra Fabijan Kordic, 55 anni; Fra Viktor Kosir, 21 anni; Fra Tadija Kozul, 36 anni, professore di filosofia, greco e latino; Fra Krsto Kraljevic, 50 anni; Fra Stanko Kraljevic; 74 anni; Fra Zarko Leventic, 26 anni. Anch’egli ammalato di tifo, fu preso e ucciso come gli altri confratelli; Fra Bonifacije Majic, 62 anni, professore e catechista; Fra Stjepan Majic, 20 anni, aveva appena terminato il noviziato; Fra Arkandeo Nuic, 49 anni, professore di greco, latino, tedesco e francese; Fra Borislav Pandzic, 35 anni, professore di religione; Fra Kresimir Pandzic, 53 anni, professore di lingua classica e direttore della scuola; Fra Fabijan Paponja, 48 anni; Fra Nenad Venancije Pehar, 35 anni, professore di filosofia; Fra Melhior Prlic, 53 anni; Fra Ludovik Rados, 20 anni, aveva appena terminato il noviziato; Fra Leonard Rupcic, 38 anni, professore di francese; Fra Mariofil Sivric, 32 anni, Fra Ivo Sliskovic, 68 anni; Fra Kornelije Susac, 20 anni; Fra Dobroslav Simovic, 38 anni, professore ed educatore dei seminaristi; Fra Radoslav Vuksic, 51 anni, professore di matematica e fisica, direttore del ginnasio per sei anni; Fra Roland Zlopasa, 33 anni, professore; Fra Leopold Augustin Zubac, 55 anni, professore.