Robert Altman è probabilmente il solo regista per cui la lingua più conosciuta nel mondo, l’inglese, si è trovata a dover inventare dal nulla un aggettivo, altmanesque, pur di riuscire a descrivere la peculiarità della sua opera e a renderne la portata.
Nel documentario di Ron Mann con cui la Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia rende omaggio al regista statunitense, scomparso nel 2006 per complicazioni derivanti da una forma di leucemia, alcuni fra gli attori che hanno lavorato al fianco di Altman cercano di darci una loro personale definizione di questo termine.
Mentre Mann ne ripercorre la carriera attraverso le immagini più rappresentative delle serie televisive e dei lungometraggi più celebri da lui diretti, dietro le quinte, e filmati di famiglia in super8 o di archivio.
Forse in pochi ricordano che Altman ha mosso i primi passi da regista per il piccolo schermo, e che Alfred Hitchcock lo ha chiamato a dirigere la sua personale serie Alfred Hitchcock presenta dopo avere visto ed apprezzato alcuni dei suoi lavori d’esordio. E fra i telefim che oggi possono vantare il nome di Altman nei titoli di testa ci sono anche Bonanza e Maverick.
Proprio lavorando per la televisione, Altman ha conosciuto James Caan, che diventerà il protagonista di Conto alla rovescia, e che è uno fra i primi attori a ricordarlo in questo documentario.
Seguono, in ordine sparso, Keith Carradine (visto ne I compari, Gang e Nashville), il suo attore feticcio Elliot Gould (M.A.S.H., Il lungo addio, California Split e i camei in Nashville e I protagonisti), Philip Baker Hall (Secret Honor), Lyle Lovett (I protagonisti, America oggi, Prêt-à-Porter e La fortuna di Cookie, ma anche la colonna sonora de Il dottor T e le donne), Julianne Moore (I protagonisti e La fortuna di Cookie), Lily Tomlin (Nashville, America oggi e Radio America) e Bruce Willis (I protagonisti).
Ma anche Robin Williams, protagonista dello sfortunato Popeye-Braccio di ferro. E Paul Thomas Anderson, aiuto regista di Altman sul set di Radio America, alla cui memoria ha dedicato Il petroliere, e che Kathryn Altman non esita a indicare come il migliore erede artistico di suo marito.
Il documentario ricorda anche la non meno significativa parentesi teatrale di Altman. E sul palcoscenico il regista non è stato risparmiato dalle stesse alterne fortune che il cinema ha riservato ai suoi film.
Basti ricordare, nel 2006, la chiusura anticipata dello spettacolo Resurrection Blues (da Arthur Miller) in scena all’Old Vic di Londra, sommerso dalle critiche nonostante un cast di tutto rispetto che comprendeva Neve Campbell (The Company), James Fox, Matthew Modine (Streamers e America oggi) e Maximilian Schell. Più di qualche giornale lo ha definito come il peggiore fiasco dai tempi del Macbeth di Peter O’Toole di 25 anni prima.
Luca Balduzzi