6 ago 2014 – L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha espresso oggi “forte preoccupazione” per la sicurezza dei rifugiati e dei richiedenti asilo in Libia a fronte dell’intensificarsi delle violenze. Sono quasi 37.000 le persone registrate presso l’Unhcr a Tripoli e Bengasi, molte delle quali vivono in aree fortemente danneggiate dai combattimenti e non possono fuggire verso zone piu’ sicure a causa degli scontri in corso.
Nella sola Tripoli, si legge in un comunicato, piu’ di 150 persone provenienti da Eritrea, Somalia e altri paesi hanno contattato l’Unhcr in cerca di aiuto per richiedere medicinali o un luogo piu’ sicuro dove stare. “Stiamo anche ricevendo chiamate da molti richiedenti asilo e rifugiati, soprattutto siriani e palestinesi che si trovano a Bengasi che hanno un disperato bisogno di assistenza”, si afferma nella nota.
L’Unhcr sta continuando a collaborare con le organizzazioni non-governative partner presenti sul territorio per fornire assistenza e sostenere rifugiati e richiedenti asilo, “ma la situazione si sta rapidamente aggravando e molti considerano la fuga dalla Libia l’unica opzione“. Nella nota si ricorda che, “tra la crescente illegalita’, i trafficanti prosperano e migliaia di persone disperate intraprendono pericolosi viaggi in mare per raggiungere l’Europa. Si stima che nel 2014 siano stata circa 88.000 (Le figaro dice invece che sono oltre 93mila) le persone finora arrivate in Italia via mare, comprese le 11.000 delle ultime due settimane; di queste si ritiene che 77.000 siano partite dalla Libia. Tale cifra rappresenta gia’ piu’ del doppio delle traversate accertate avvenute l’anno scorso, che ha visto 43.000 arrivi in Italia, circa la meta’ dei quali partiti dalla Libia.
Secondo l’Unhcr, i recenti combattimenti intorno a Tripoli avrebbero spostato i punti di partenza lontano dalla capitale e un maggior numero di imbarcazioni starebbero ora salpano da est, ad esempio da Al-Khums e Bengasi. Secondo notizie giunte all’Unhcr, un gruppo di 500 siriani sono partiti la scorsa settimana su tre imbarcazioni direttamente da Bengasi, un punto di partenza nuovo e piu’ pericoloso in quanto implica un viaggio piu’ lungo verso l’Italia. Oltre 1.000 persone sono morte nel Mediterraneo quest’anno, di cui le ultime vittime sono annegate la scorsa settimana al largo di Al-Khums, a circa 100 chilometri a est di Tripoli, ricorda l’agenzia Onu. Le 128 vittime erano per lo piu’ di nazionalita’ africana e tra di loro vi erano molte donne e bambini. asca
L’onu è un ‘associazione dannosa e pericolosa.Il problema per loro non è intervenire in Libia per ristabilire un minimo di convivenza civile, ma l’unica preoccupazione è che i clandestini possano partire per l’Italia.Serve un referendum per far uscire i Paesi europei da questo deleterio organismo.
L’ONU se li può imbarcare è portare a casa sua.