Il gay piu’ potente d’America ha deciso: la Clinton prossimo presidente Usa

Mixner fu il primo “spin doctor” apertamente gay ai tempi di Bill Clinton, e dopo aver appoggiato Obama, torna su Hillary: “Il voto lgbt è con lei, e pesa il doppio di quello ebraico. I repubblicani si schianteranno sui matrimoni gay” – Browne, ex direttore esecutivo di BP, nascose per anni la sua sessualità: “Invece bisogna essere chiari dall’inizio”…

lobby-usa

«Qualsiasi cosa succeda i matrimoni gay verranno approvati anche negli Stati Uniti e la questione non è più “se”, ma quanto presto. Molti credono che la Suprema corte potrebbe pronunciarsi già l’anno prossimo». David Mixner, 67 anni, storico attivista per i diritti civili definito da Newsweek «il gay più potente d’America», non ha dubbi.

Un sondaggio appena realizzato per Washington Post e Abc News mostra che negli Usa il consenso verso la cosiddetta «marriage equality», l’«uguaglianza matrimoniale», continua a crescere: il 59% degli americani è ormai a favore delle nozze tra persone dello stesso sesso e solo un terzo è contrario.

Percentuali praticamente opposte a quelle di un decennio fa. Tanto che ieri l’autorevole sito Politico.com ha scritto che il matrimonio gay finirà per distruggere il Partito repubblicano in vista della corsa per la Casa Bianca nel 2016.

hillary«Il voto Lgbt (acronimo che sta per lesbico, gay, bisessuale e transgender, ndr ) è molto importante: pesa due volte di più di quello ebraico – conferma Mixner, che nella sua carriera è arrivato a raccogliere 40 milioni di dollari per sostenere candidati pro gay -. La comunità Lgbt ha dato a Obama la percentuale più alta di voti dopo quella afroamericana. E il sostegno sarà altrettanto massiccio se sarà candidata Hillary Clinton».

Potrebbe sembrare una scelta abbastanza scontata, ma non lo è. Mixner ha una lunga frequentazione personale con Bill Clinton, nel 1992 ha fatto parte del suo comitato elettorale ed è stato così il primo omosessuale dichiarato a diventare un volto pubblico in una campagna presidenziale, ma nelle primarie democratiche del 2008 aveva sostenuto Barack Obama contro la Clinton.

A pesare il dissenso sul «Don’t ask don’t tell» firmato dall’ex presidente (la legge che permetteva ai gay di entrare nell’esercito solo a patto di non parlare apertamente del loro orientamento sessuale). E soprattutto il fatto che Hillary Clinton all’epoca non si fosse pronunciata per la revoca completa del «Defense of Marriage Act», la norma che proibiva le nozze tra persone dello stesso sesso, poi dichiarata incostituzionale dalla Corte suprema un anno fa.

Ora le cose sono cambiate. L’ex «segretario di Stato Hillary Clinton è molto popolare nella comunità Lgbt – dice Mixner -. Il suo discorso alle Nazioni Unite a Ginevra del 2011, che per la prima volta ha legato la politica estera americana ai diritti Lgbt, è considerato un momento storico nella comunità».

Ed è sicuro che «se la Clinton deciderà di correre per le presidenziali sarà senza dubbio il candidato democratico». Intanto la questione dei diritti gay è diventato un tema che interessa tutti gli elettori americani, anche quelli che non fanno parte della comunità Lgbt: «Gli oppositori dei matrimoni omosessuali si sono dimostrati così negativi, sgradevoli e pieni di odio che la loro campagna ha sortito l’effetto contrario – dice Mixner -. Oltretutto l’età dell’elettorato si sta abbassando e i giovani sono in maggioranza a favore del matrimonio egualitario».

Anche tra i repubblicani: ben il 60% degli elettori tra i 18 e i 29 anni del partito conservatore è a favore delle nozze tra persone dello stesso sesso.

È molto probabile però che i prossimi cambiamenti arrivino per via giudiziaria e non elettorale. Una strategia scelta consapevolmente dal movimento Lgbt, che si è rivolto a tappeto ai tribunali contro il divieto di sposarsi. «Ci aspettiamo che anche in Nord Dakota coppie omosessuali facciano presto ricorso contro il divieto delle nozze gay.

A quel punto tutti i cinquanta Stati avranno i matrimoni egualitari, oppure un ricorso pendente che li chiede – afferma Mixner -. La decisione della Corte suprema dell’anno scorso ha dato ai giudici delle altre corti il punto di riferimento di cui avevano bisogno e ci sono state già molte sentenze favorevoli».

Ma se la strada per il movimento omosessuale sembra in discesa, Mixner è pronto a ricordare che c’è ancora molto da fare, soprattutto in confronto a quell’Europa che con l’Olanda e la Danimarca «ha fatto nascere lo spirito dei matrimoni egualitari negli Stati Uniti». La sfida più urgente, spiega, riguarda la a discriminazione sul lavoro: «In 37 Stati è ancora legale licenziare qualcuno solo perché è gay».  Elena Tebano per il “Corriere della Sera

2.LORD BROWNE: “SUL LAVORO È MEGLIO FARE COMING OUT”
Da il “Corriere della Sera

«Non esiste il momento perfetto per fare coming out, meglio essere chiari sin dall’inizio nell’ambiente di lavoro»: è il consiglio che l’ex direttore esecutivo di Bp Lord Browne offre a impiegati gay, lesbiche, bisex e transgender (di qualunque azienda,) nel suo libro «The Glass Closet» (Il nascondiglio di vetro) appena uscito nel Regno Unito.

Browne nascose per anni la propria sessualità, sentendosi obbligato a unirsi ai colleghi quando andavano negli strip club. Rivelare le proprie preferenze sessuali diventò ancora più difficile man mano che fece carriera e infine mentì per evitare che un giornale pubblicasse una storia banale basata su rivelazioni di un suo ex fidanzato.

Quando inevitabilmente la bugia venne a galla, presentò le dimissioni dal colosso energetico. Il libro, basato anche su altre esperienze sul lavoro, include suggerimenti per le aziende su come render chiaro agli impiegati che non verranno penalizzati se sono onesti sulla propria sessualità.