Lettera al Pontefice – di Paola Musu

musu

Lettera al Pontefice.

“il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore” (..) “poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge-“ (Ezechiele 34,8).

Sua Eminentissima Santità Papa Francesco,

ho utilizzato, purtroppo, ad ora, senza esito, ogni strumento ed ogni risorsa che il diritto poteva mettermi a disposizione, in difesa dello Stato a cui appartengo, della mia Patria e del suo assetto costituzionale, che ne è, in definitiva, l’essenza stessa, nonché l’unica garanzia della sua esistenza e sopravvivenza.

Nello stendere ognuno degli atti giuridici da me utilizzati è sempre stato vivissimo, in me, il peso enorme dell’elaborazione filosofica, giuridica e politica che, a partire dall’antica Grecia, passando per la tradizione romanistica e, poi, rinascimentale italiana, è arrivata sino ai pensatori e giuristi europei dell’800, specie francesi. Tutto questo corposo bagaglio culturale ha permeato profondamente l’ossatura giuridica e costituzionale degli Stati moderni europei, ma qualcosa, lentamente, sta smantellando quell’ossatura, che ha la sua chiave di volta nel concetto di identità tra Stato e Popolo, la cui unione è tenuta insieme dal Diritto e garantita dalla Libertà, concepita come riconoscimento della Sovranità in capo al Popolo (Cicerone): questa è l’essenza della nostra democrazia.

Il processo di desertificazione culturale, economica e giuridica, cui, con un’abile, lenta e sapiente manovra, sta venendo sottoposto il mio Paese e l’intera Europa continentale, con la sua cultura, la sua storia, la sua civiltà e il suo capitale umano, rendono oramai quest’ultima solo un’oscura ombra di ciò che può essere stata nell’utopia dei suoi fondatori, o presunti tali. Oramai, ciò cui si sta assistendo, impotenti, è la progressiva, superficiale e disorganica imposizione e sostituzione di modelli giuridici e culturali esterni, oltretutto mal copiati, in uno scenario di impoverimento a tutto tondo, e tale, che credo non abbia conosciuto eguali se non nel cupo Medioevo.

In questo disastroso carosello, non è più la Politica (riconosciuta sin dagli antichi greci come sublime arte, il cui esercizio doveva essere riservato ai “migliori”), a gestire l’economia (da concepirsi come strumento della Politica, quale arte di governo), ma è l’economia (troppo spesso non gestita dai “migliori”) a gestire la Politica (oramai appannaggio esclusivo dei “mediocri”), nonché gli Stati e le sorti dei Popoli. Il tutto sotto il vessillo di una sbandierata “democrazia” e di una vuota esaltazione della salvaguardia dei “diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”, in totale spregio di quella sublime Dichiarazione Universale del 1948. Ciò, dimentichi del fatto che non esiste un modello assoluto di Democrazia (Tocqueville) e che la Democrazia, nella sua più alta accezione, è, in realtà, la somma espressione della più elevata sintesi dell’equilibrio e dell’armonia, che nascono, prima di tutto, dal rispetto dei Popoli, della loro Storia, della loro Cultura e della loro Dignità di Uomini, in quanto Esseri Umani ().

Si sta rompendo un equilibrio costruito faticosamente in secoli di storia dell’uomo e quello che, forse, si sta pensando di creare al suo posto sarà un terribile disastro: dal caos non nasce nessun ordine, ma solo distruzione. La piramide è rovesciata ed io, francamente, non riesco ad intravedere il punto di leva da cui possa recuperare il suo giusto verso. Con tutto il rispetto per chi ha subito le crudeltà del primo, si sta attuando un nuovo e, forse, più crudele Olocausto, che sta andando a colpire intere generazioni ed interi popoli: penso alla Grecia, ma anche alla mia Italia, alla Spagna, al Portogallo e potrei continuare.

Lo sterminio è più subdolo, attuato con le mani invisibili dell’economia, che tolgono dignità agli uomini e li inducono a togliersi la vita, ma anche per coloro che non arrivano a tanto, la condanna è una “non vita”. Stavolta, forse, Golia prenderà la sua rivincita su Davide. Un Suo arcivescovo, non molto tempo fa, rispose ad una mia lettera augurandomi di rimanere “prigioniera della speranza” (Zaccaria 9,12).

A Lei, Sua Santità, io mi permetto di ricordare: “il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore” (..) “poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge-“ (Ezechiele 34,8).

Con ossequio

Cagliari, 23 aprile 2014

Avv.Paola Musu

 

3 thoughts on “Lettera al Pontefice – di Paola Musu

  1. Paolo Musu carissima, sono d’accordo con te, anche per la frase di Ezechiele che hai messo in evidenza, come richiamo al pastore ed al gregge, ma sicuramente sai che i burattinai che muovono i fili dei burattini che sembrano dirigere la politica e l’economia mondiale, sono potenti….troppo potenti, tanto da credersi in diritto di bypassare le leggi a loro piacimento. E non lo fanno solamente con le leggi umane, ma da troppo tempo ( secoli) stanno facendolo anche con le leggi del Buon Dio. Tentare di fermarli sarebbe stato possibile un tempo, ora dobbiamo affidarci a Dio solamente, perchè hanno raggiunto posti e posizioni in cui ora possono mettere in pratica ciò che nella loro presunzione hanno anche scolpito delle lastre di granito del monumento eretto in Georgia (USA) . Auguriamoci che Dio li fermi in tempo ad evitarci orrori inimaginabili, se non a livello demoniaci. Ma tu continua a far sentire che non tutti si vendono per trenta denari, e che la coscienza che quelli vorrebbero addormentare, è sveglia in tante persone per bene come te. La Vergine Maria, Patrona della nostra meravigliosa Isola, faccia si che tutti i Massoni che risiedono come cellule tumorali in Sardegna, lascino questo brandello di paradiso terrestre, senza fare danni ulteriori al popolo sardo..

  2. Carissima amica Paola, conosco la tua onesta’ intellettuale, cultura giuridica, amore per il popolo, la patria figlia della sua storia unica gloriosa irripetibile…..e sento nelle tue parole una profonda VERA sofferenza …ed anche dolore…che io comprendo per l’empatia che unisce il nostro intelletto, il nostro spirito e l’amore per la nostra terra e la nostra gente….violentata, umiliata impoverita, avvilita da un’orda di maledetti ancorpiu’ con ingresso in Unione Europea…un grande bluff una mortifera trappola ordita da bastardi traditori del nostro popolo e della nostra PATRIA. MA COSA PUÒ FARE IL PONTEFICE CHE NON SIA DA TEMPO UN PRECISO INELUDIBILE DOVERE DEL CUSTODE GARANTE DELLA NOSTRA COSTITUZIONE E DEL POPOLO SOVRANO…??? – Io, in piena scienza e coscienza, sottoscrivo in toto la tua lettera, un ILLUMINATO E DOTTO “MANIFESTO” che, almeno, spinga il Pontefice, Vescovo di Roma, a sollevare il Suo grido d’allarme per fermare il più atroce genocidio e perfido tradimento della storia del nostro Paese e del Suo Popolo. -.Un fraterno abbraccio e….DIO ED IL SUO POPOLO SALVINO. L’ITALIA.

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