27 apr – Entro il prossimo decennio i cambiamenti climatici avranno l’effetto di innescare delle dispute per le risorse idriche e agricoli: lo ha affermato Jim Yong Kim, presidente della Banca Mondiale.
Come riporta il quotidiano britannico The Guardian Jim ha sottolineato come sia possibile limitare l’aumento della temperatura a due gradi centigradi ma che fino ad ora non si è riusciti a replicare “l’incredibile successo” della collaborazione fra scienziati e attivisti nella lotta contro l’Hiv.
In arrivo una nuova Era Glaciale. Gli esperti: “Inizierà nel 2014″
Il presidente della Banca Mondiale ha deplorato come la ricerca sulle energie rinnovabili non sia ancora sufficiente e come non vi sia ancora un processo che permetta di trasferire velocemente le scoperte in ambito universitario nell’industria.
Fotovoltaico: uno scandalo da 6 MLD di euro l’anno (solo in Italia!)
La Banca Mondiale in particolare è in grado di prestare assistenza nella lotta ai cambiamenti climatici in quattro settori: fissare dei prezzi stabili per il carbonio, rimuovere i sussidi ai combustibili fossili, investire nelle città pulite e sviluppare un’agricoltura sostenibile.
Jim ha sottolineato come sia fondamentale garantire un migliore accesso alle risorse idriche, sia per l’acqua potabile che sanitaria: “Si dice che il carbonio sia la moneta dei cambiamenti climatici: allora l’acqua sono le zanne. Le battaglie per l’acqua e il cibo saranno gli effetti più diretti del riscaldamento globale entro il prossimo decennio, non c’è alcun dubbio”.
Prodi: bisogna creare un’autorità mondiale dell’acqua
Il presidente ha infine ammesso che la Banca Mondiale ha commesso errori “ideologici” nel passato, come ritenere necessario che la popolazione più povera dovesse pagare per la sanità pubblica, e che continuare a ignorare le disuguaglianze crescenti pone il rischio di disordini sociali.
Un nuovo programma di sviluppo agricolo promosso dalla Banca Mondiale mette a rischio la sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo.
(fondazionedirittigenetici) L’accusa è stata lanciata da una coalizione di organizzazioni con sede negli Usa, tra cui l’Istituto Oakland e il Pan-African Institute for Consumer Citizenship and Development, che hanno accusato la Banca Mondiale di incoraggiare il land grabbing e di favorire gli interessi esclusivi delle multinazionali in Africa e Asia.
Deutsche Bank e Ifc si accaparrano terre in Cambogia e Laos, indigeni sfrattati
Terreni agricoli europei preda delle multinazionali, soprattutto arabe
Al centro della protesta internazionale è il progetto “Benchmarking the Business of Agriculture (BBA)”, finanziato da USAID, dal Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale britannico (DfID), dal governo olandese e danese e dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, con lo scopo di promuovere l’accesso ai semi, i fertilizzanti, la meccanizzazione, i trasporti e la tecnologia in 10 paesi in via di sviluppo: Etiopia, Filippine, Guatemala, Rwanda, Morocco, Spagna, Mozambico, Uganda, Nepal e Ucraina.
La Banca riconosce che il BBA è costruito attorno al business, ma per fornire ai responsabili politici uno strumento utile a sviluppare un ambiente favorevole per l’agro-alimentare locale e regionale. Secondo la coalizione, invece, il programma pilota della Banca Mondiale richiede ai governi locali l’attuazione di riforme, riguardanti le procedure amministrative, il sistema di tassazione e le regolazioni di natura ambientale e commerciale, che favoriscono ampiamente le imprese investitrici a scapito delle popolazioni locali.
5 banche controllano il 70% degli scambi sui prodotti agricoli in tutto il mondo
- Europarlamento non blocca speculazioni su prodotti agricoli. Le limita
- I terreni in mano a speculatori potrebbero nutrire 1 miliardo di persone
- Accuse a Barclays, Goldman Sachs e Morgan Stanley: “Speculazioni sul cibo”
Nel documento elaborato dalle ONG, “Our Land; Our Business”, si denuncia infatti che l’obiettivo è quello di applicare i criteri della speculazione finanziaria al settore agricolo, mettendo a rischio la sicurezza alimentare e l’autosufficienza economica di quei paesi. Nel comunicato si ribadisce che l’agricoltura su scala industriale ha mostrato di avere effetti dannosi per l’ambiente e le persone, e pertanto questo modello non dovrebbe essere esteso ai paesi in via di sviluppo.
Inoltre, che a causa del fenomeno di “land grabbing”, solo per il decennio 2000-2011, sono stati acquisiti dagli investitori circa 200 milioni di ettari di terra fertile, spesso con contratti che assicurano lo sfruttamento per una durata media di 50-99 anni.
Per questo la coalizione lancia un appello alla Banca Mondiale affinché cessi di ignorare il ruolo prioritario dei piccoli agricoltori nell’assicurare un uso sostenibile delle risorse naturali e nel garantire la futura sicurezza alimentare.
Per saperne di più:
Our Land; Our Business