Cosa è il Fmi e come funzionano i suoi ricatti finanziari

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Che cos’è davvero il FMI? movisol

Il Fondo Monetario, forse l’istituzione finanziaria più potente del pianeta, nacque dagli accordi della conferenza internazionale di Bretton Woods tenutasi nel 1944 nel New Hampshire. Quella conferenza fu indetta dal Presidente Franklin D. Roosevelt per definire delle solide basi alla ricostruzione del dopoguerra. Nell’intenzione dei suoi artefici, il FMI doveva essere una cosa diversa da quello che poi è diventato.

Alla conferenza parteciparono 44 nazioni che firmarono, insieme agli USA, i cosiddetti Articoli di Accordo del Fondo Monetario Internazionale in base ai quali il Fondo cominciò ad operare il 27 dicembre 1945. Ciascun paese membro avrebbe contribuito ad un fondo centrale con base a Washington che, in circostanze speciali, avrebbe esteso crediti ai paesi membri di cui si accertava il bisogno e che erano disposti a rispettare le condizioni.

Le famose “condizioni” del FMI che i paesi sono tenuti a rispettare per ottenere un credito d’emergenza assunsero la forma codificata e quasi giuridica che hanno oggi verso la fine degli anni Cinquanta. A formularle è preposta la burocrazia del FMI che, da allora, è selezionata e allevata internazionalmente per costituire una casta di provata fede monetaristica (i campioni provengono dalla “Chicago school” di Milton Friedman, come il direttore degli Studi Economici Michael Mussa o il vice direttore Stanley Fischer. Il responsabile per l’Europa orientale, John Odling-Smee, proviene invece dal ministero del Tesoro inglese negli anni della Thatcher).

Un paese che si rivolge al FMI deve dimostrare agli ispettori di attenersi ad una politica che “ricerca o mantiene la stabilità delle monete interessate, a tassi di cambio realistici”. Che cosa si debba intendere per realistico ovviamente lo decide il FMI. Tutto lo scrupolo posto sulla questione fondamentale dei tassi di cambio serve a controllare le leve economiche di un paese: politica fiscale, spesa pubblica e pubblica amministrazione.

Come è stato evidenziato dalla crisi asiatica, da una parte il FMI detta la politica economica delle nazioni, mette in riga i governi, e dall’altra sfoggia una complice impotenza nei confronti dei grandi speculatori internazionali come George Soros, che hanno dato vita a quella crisi.

Il FMI non concede i suoi prestiti tutti in una volta, ma come “accordo standby”, ovvero in piccole “tranche”, ad ognuna delle quali deve corrispondere un rinnovato ossequio alle “condizioni”. Come dice lo stesso Fondo, è una tecnica che conferisce più autorità per indurre un paese “ad attuare con maggiore energia politiche miranti al mantenimento della stabilità monetaria e a garantire il necessario sistema liberista dei pagamenti “. Ovvero, rigido controllo del credito e completa convertibilità della moneta.

Gli Stati Uniti, che ovviamente hanno sempre contribuito al Fondo con la quota maggiore, inizialmente si riservavano il 33,5% dei diritti di voto. Successivamente, la quota si è ridotta all’attuale 17,8%.
L’Inghilterra e cinque altri membri fondatori appartenenti al Commonwealth britannico India, Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda e Canada ottennero la seconda percentuale maggiore del voto, che inizialmente era del 27%. Nonostante che l’Inghilterra fosse allora in bancarotta, Churchill e Keynes riuscirono a convincere gli USA che la stabilità del mondo coloniale dipendeva dal peso del loro voto. La Francia, che pure poteva vantare un vasto impero coloniale, ottenne invece solo il 5% dei voti.

Gli articoli dello statuto originale del FMI furono il risultato di mesi di discussioni preparatorie tra il sottosegretario del Tesoro USA Harry Dexter White e John Maynard Keynes, ministro del Tesoro di sua maestà. Tutto sommato l’Inghilterra dovette rinunciare a molti dei punti proposti e accettare il piano di Roosevelt e del ministro al Tesoro Morgenthau di istituire un Fondo di Stabilizzazione mirante ad impedire un ripetersi della crisi monetaria verificatasi negli anni Trenta. Questo fondo, progettato da White, doveva operare in tandem con una Banca per la Ricostruzione e lo Sviluppo istituita per estendere crediti in dollari a lungo termine alla ricostruzione, in particolare nei paesi dell’Europa occidentale. I due organismi furono successivamente istituiti sotto la forma di FMI e Banca Mondiale. Keynes invece voleva che si costituisse una Clearing Union (una banca di compensazione sul modello di quella che funzionava a Londra prima della guerra), e una moneta unica sovrannazionale che propose di chiamare “Unitas”.